Finanziaria, la sinistra vuol tassare le rendite e svaligiare Bankitalia

Prc, Pdci e Sd: le riserve auree finanzino scuola e ricerca. Università, Mussi chiede 2,5 miliardi

Finanziaria, la sinistra vuol tassare le rendite e svaligiare Bankitalia

da Roma

La Finanziaria? «Ci sarà, per come la vedo io, una manovra fra i 15 e i 20 miliardi di euro», dice Lino Duilio, il presidente della commissione Bilancio della Camera, durante il seminario dei gruppi parlamentari dell’Ulivo a Frascati. Ma Romano Prodi non vuole sentir parlare di numeri. «Quello che è uscito adesso non ha significato - precisa il premier durante il suo intervento al seminario - il balletto delle cifre stavolta non c’è stato, e non ci sarà».
La manovra rossa. Arriva intanto la Finanziaria della «Cosa rossa»: ed altro che balletto. Il blocco della sinistra radicale chiede di tassare al 20% tutte le rendite finanziarie per sostenere interventi a favore delle famiglie; vuol mettere le mani sulle riserve auree di Bankitalia per finanziare scuola e ricerca; taglia l’Ici e postula l’esclusione dell’accordo sul welfare dalla Finanziaria «pur garantendo che lo scalone non andrà in vigore il prossimo 1° gennaio». Il documento, firmato da Rifondazione, verdi, Pdci, e Sinistra democratica, sarà presentato nelle prossime ore al premier. È l’antipasto di come la sinistra radicale si prepara ad affrontare i passaggi parlamentari della manovra.
Tagli finti, spese vere. Prima di recarsi a Frascati, Prodi ha visto Tommaso Padoa-Schioppa per conoscere l’esito dell’«operazione tagli». È vero che alcuni ministri hanno presentato documenti a saldo zero, fra tagli e richieste di spese. Ma spesso i tagli sono ipotetici, e le nuove spese sottostimate: ad esempio, il guardasigilli Mastella prevede risparmi per 50-60 milioni ma ne chiede 250 per informatizzare gli uffici e per le carceri. Il titolare del Commercio estero Emma Bonino taglia 25 milioni, ma ne sollecita 60 per l’Ice. Livia Turco vuol modificare i ticket sanitari (e non a costo zero). Fabio Mussi chiede 2 miliardi e mezzo l’anno per l’università e la ricerca; Paolo Ferrero un miliardo per gli anziani, e un piano casa. Bersani non chiede un euro; ma il suo vice, Sergio D’Antoni, prepara un progetto di crediti d’imposta per i nuovi assunti al Sud (che dovrebbe sostituire la legge 488): lo scambio fra riduzione dell’Ires e il taglio degli incentivi non riguarderà le agevolazioni per il Mezzogiorno, che permangono. Infine, Luigi Nicolais prepara un piano di esodo incentivato per gli statali: l’esperienza dimostra che simili interventi prima costano (di certo), e poi (forse) consentono qualche risparmio. E rispuntano persino le «sinergie» fra gli istituti previdenziali (Inps, Inpdap), con un ipotetico risparmio di 3,5 miliardi in dieci anni.
No a nuove tasse. Ai 21 miliardi di euro di maggiori spese 2008 stimate nel Dpef, ne vanno dunque aggiunti una decina. Tuttavia la parola d’ordine del Professore, ripetuta anche in quel di Frascati, è «no a manovre di aggiustamento e a nuove tasse». E poi «Finanziaria semplice, non ciclopica, con pochi emendamenti». Per il momento, la strategia è di tranquillizzare tutti: «La fase di emergenza dei conti è superata - afferma - la crescita dell’economia va bene e Almunia smentisce i profeti di sventura». L’eurocommissario ha confermato per l’Italia una stima di crescita 2007 all’1,9%. Domani in Consiglio dei ministri ci sarà la prima lettura «corale» della Finanziaria: palazzo Chigi parla di 72 ore «decisive».
La Cdl: Prodi imbroglia. «Dal presidente del Consiglio abbiamo l’ennesima versione della Finanziaria: Prodi sostiene che non alzerà le tasse, ma prima aveva detto che le avrebbe ridotte», commenta il segretario Udc Lorenzo Cesa. Dello stesso tenore le accuse di Renato Schifani (Forza Italia) e Altero Matteoli (An), che paventano una manovra tutt’altro che leggera.

Anche il radicale Daniele Capezzone critica Prodi: «Non aumenterà le tasse? E vorrei vedere... », commenta ironico. Per oggi è fissato l’incontro con i Comuni: sarà l’occasione per discutere del taglio Ici sulla prima casa, che si fa sempre più ipotetico.

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