Matteo Failla
Molti ritengono Il malato immaginario il capolavoro assoluto di Molière: quel che è certo è che nella storia del teatro lipocondriaco Argante, protagonista della commedia, è uno dei personaggi più noti e interpretati. Il pubblico sembra non stancarsi mai di lui, ed è per questo che ogni stagione questa commedia compare nel cartellone di qualche teatro, sempre rivistitata grazie alle differenti interpretazioni e ai numerosi spunti che offre. E cè una particolarità che rende Il malato immaginario una commedia ripercorribile allinfinito: la scelta dellattore protagonista.
Già, perché Argante sembra cambiar faccia ogni qual volta sul palco si trovi un differente attore ad interpretarlo: ed ora è finalmente giunta lora di Massimo Dapporto che - grazie anche a Susanna Marcomeni, Sebastiano Tringali e Riccardo Peroni, con alla regia di Guglielmo Ferro - diverrà sul palco del Teatro Carcano, da questa sera al 4 dicembre, il nuovo malato immaginario.
«Ormai questa commedia la conoscono tutti - afferma Massimo Dapporto - anche se in realtà ogni volta mi accorgo che non è del tutto vero. È un testo bello e divertente che mi sta dando la possibilità di dimostrare quanto un attore possa stupire il pubblico. Fino a due anni fa infatti andavo in scena sotto forma di Zeno (ne La coscienza di Zeno) mentre ora mi ritrovo a vestire i panni di Argante. Troppo spesso gli spettatori si abituano a vedere in un artista sempre lo stesso personaggio, ma grazie a Teatro 3, che da ormai dieci anni mi ha adottato nella sua Compagnia, sto riuscendo a percorrere un percorso teatrale che mi permette di esplorare i diversi ambiti del mestiere dattore. Con questo spettacolo stiamo riscuotendo grande successo ovunque, ed ora è arrivato il momento di portarlo anche a Milano».
«Il nostro Malato immaginario - prosegue Dapporto - è frutto di un importante lavoro di squadra: ci siamo trovati tutti bene e si è creato un buon feeling. A volte quando si lavora si è fortunati e si crea un team vincente; e qui tutti hanno contribuito a creare un grande spettacolo: attori, regia, scenografia, costumi e delle meravigliose luci».
E certamente la scelta di Massimo Dapporto nei panni di Argante ha facilitato il lavoro di tutti. «Quando mi è stato chiesto di occuparmi della regia - afferma Guglielmo Ferro - ero abbastanza preoccupato: questo è un testo molto frequentato, del quale, tuttavia, credo non si sia detto ancora tutto. Noi abbiamo tentato di restituirlo a Molière, e ci siamo affidati a Massimo Dapporto per garantirne la riuscita. È un ottimo attore, e questo si sa, ma è anche il candidato ideale per interpretare questa commedia: è un uomo vigoroso, non vecchio, e ha la stessa età di Molière quando interpretò Argante poco prima di morire. Ho voluto porre laccento sul tema della paura di vivere, posizionando la storia in uno spazio atemporale: sopra una zattera il malato immaginario si costruisce la propria vita, aiutato dalle sue donne».
E questultime hanno ruolo primario nello spettacolo, sia per Molière che per lo stesso Dapporto.
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