da Roma
L’esecutivo cambia idea sull’onda dell’indignazione popolare. E, a delitto avvenuto, vota il decreto sulle espulsioni dei cittadini comunitari per ragioni di sicurezza, provvedimento controfirmato ieri anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Un’improvvisa retromarcia che suona come l’ammissione di un errore. E fa scattare, da parte di Gianfranco Fini, un preciso, duro, affilato atto d’accusa contro il governo e l’amministrazione della Capitale.
«Il governo si dovrebbe vergognare. Il giorno prima, in tv, il ministro Amato aveva detto che il decreto non era necessario. Poi, dopo la tragedia della signora Reggiani, il governo ha fatto il decreto. Comunque meglio tardi che mai» commenta il presidente di An, che in mattinata si reca prima in visita alla stazione di Tor di Quinto poi al capezzale di Giovanna Reggiani.
«Chiedo a Veltroni e Rutelli di spiegare perché la stazione è stata lasciata in queste condizioni - continua Fini -. Come è ridotta questa stazione è una roba indegna, da quarto mondo, con fogne a cielo aperto e una strada sterrata senza illuminazione. E ora, soltanto dopo una tragedia si cerca di correre ai ripari. Il centrosinistra governa Roma da qualche anno ed esistono numerose denunce presentate dall’opposizione. Non possono dire “Non sapevamo”. Sapevano benissimo». La furia finiana non si traduce in una semplice promessa di muro contro muro ma in una proposta di «scambio» lanciata al centrosinistra. «An è pronta a votare il provvedimento se viene inserita una norma che preveda l’espulsione anche per chi non ha mezzi certi di sostentamento».
La reazione dell’Unione al j’accuse finiano non è certo improntata all’autocritica. «Mi ha sorpreso e amareggiato che un uomo di governo come Fini sia andato nel luogo del delitto a sollevare emozioni contro di me e contro il governo in una giornata come questa - contrattacca il ministro dell’Interno -. Da un uomo di governo che si è trovato a gestire l’ingresso della Romania nella Ue, non me lo sarei aspettato. Di tutto abbiamo bisogno tranne che dividerci davanti alle tragedie». Gli fa eco Romano Prodi che prima assicura «che tutto quello c’era da fare è stato fatto». Poi aggiunge un paio di postille auto-assolutorie. «Quello dei romeni che delinquono» dice «è un problema che non coinvolge solo l’Italia. Per quanto riguarda Fini, credo che non siano parole giustificate perché non siamo al governo da cent’anni. La grande responsabilità per questa politica è del governo precedente». La reazione più scomposta alle parole del leader di An arriva, però, da Renzo Lusetti del Pd. «Oggi per Fini è il giorno dello sciacallo. Ci vuole solo la sua faccia tosta per strumentalizzare questa drammatica vicenda».
La controreplica è firmata Maurizio Gasparri. «Lusetti abbaia nel tentativo di coprire il fallimento del governo Prodi-Rutelli sulla sicurezza. Taccia e rifletta sull’indulto e sul permissivismo nei confronti degli stranieri». Paolo Bonaiuti, invece, bacchetta il presidente del Consiglio.
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