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Fini apre la partita dei fondi: «Non accetteremo penalizzazioni»

Il ministro degli Esteri lancia un avvertimento alla presidenza lussemburghese di turno. Bondi: «Il no di Francia e Olanda non ha portato consiglio ai vertici delle istituzioni comunitarie»

Fini apre la partita dei fondi: «Non  accetteremo penalizzazioni»

Non c’è solo la partita sul deficit a riscaldare il dibattito italiano sull’Europa. Ieri il ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha lanciato un ultimatum sui fondi europei diretto alla presidenza di turno dell’Ue, quella del Lussemburgo. Mentre il Parlamento di Strasburgo si pronunciava sugli stessi temi (e sposando la linea del governo italiano), Fini ha giudicato «intollerabile» l’attuale proposta avanzata dalla presidenza europea lussemburghese per il taglio dei fondi per le politiche di coesione. In sostanza la proposta di riforma del bilancio che è passata a Bruxelles taglia la percentuale di Pil nazionale che gli Stati membri devono dare all’Ue e di conseguenza riduce i fondi comunitari a favore delle aree più arretrate. L’Italia, ha aggiunto il vicepremier, «non accetterà nessun accordo che sia pesantemente lesivo degli interessi nazionali». Se dovesse andare così, ha assicurato, «ne trarremo le inevitabili conseguenze». Su questi temi domani si terrà un manifestazione degli eurodeputati della Cdl davanti al Parlamento di Strasburgo.
Per il resto il dibattito è stato monopolizzato dalla procedura per deficit eccessivo, con la sinistra all’attacco del governo e la maggioranza che ha difeso la politica economica del governo. «La lezione dei referendum di Francia e Olanda non sembra aver portato consiglio ai responsabili delle istituzioni europee», ha attaccato il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi. La linea della Casa delle libertà è quella di sostenere un’idea di Europa che punta più alla crescita che «ai decimali di disavanzo temporaneo». Pena, il dilagare anche in Italia di un «sentimento antieuropeo». Dall’altro capo dello schieramento politico, il segretario dei Ds Piero Fassino ha chiesto al ministro Domenico Siniscalco di andare «immediatamente in Parlamento a dire come il governo intende agire per correggere significativamente» i conti. La decisione della Commissione è la conferma che «il governo ha trasmesso a Bruxelles per anni cifre che non corrispondevano alla realtà», ha aggiunto Fassino incassando subito una smentita da via XX Settembre. «I dati contenuti nel rapporto della Commissione europea - ha detto ieri una fonte dell’Economia - sono del tutto coincidenti con i dati presentati dall'Italia in sede europea e dal governo in Parlamento».
Precise accuse al commissario per gli Affari economici e monetari Joaquin Almunia arrivano da Antonio Tajani, presidente degli eurodeputati di Forza Italia: «Era già tutto deciso - assicura - la scelta di Almunia è figlia di un pregiudizio politico burocratico anti-italiano». Poi, ha aggiunto, «il giudizio su Almunia lo hanno già dato i mercati che hanno ignorato tutti i suoi annunci».
Sostegno alle tesi del ministro dell’Economia Domenico Siniscalco da due colleghi dell’esecutivo. Il viceministro Mario Baldassarri ha spiegato che «nella procedura di infrazione per deficit eccessivo l’Unione europea dovrà considerare il fatto che il bilancio italiano per la parte corrente è prossimo allo zero e il deficit è stato utilizzato per finanziare investimenti».

Per il responsabile delle Politiche agricole Gianni Alemanno bisogna tenere conto che «l’Unione europea e il commissario agli Affari economici e monetari Almunia hanno detto chiaramente che c’è stata revisione dei dati Eurostat, quindi l'Italia non ha barato, ma c’è una revisione complessiva di questi dati e riferimenti».

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