Roma - «Non sono certo al cento per cento, lo sono al centouno per cento. Gianfranco Fini in un week-end a fine maggio del 2009, o all’inizio di giugno, è stato all’hotel Hermitage di Montecarlo. Era con la compagna Elisabetta Tulliani. Lo so perché ero ospite dell’hotel anch’io, e so che era lui perché abbiamo anche parlato quando, la sera, l’ho incontrato al casinò». A parlare è Pierino Calabrese, imprenditore campano nel settore dell’abbigliamento, già socio e poi dirigente della Nocerina calcio. Un habitué del Principato e di quel lussuoso albergo.
L’Hermitage è a un passo dal celebre casinò di Montecarlo, e - sarà un caso - a due passi dal numero 14 di boulevard Princesse Charlotte, indirizzo della casa in cui, ora, abita Giancarlo Tulliani, e che a maggio del 2009 era un cantiere aperto. Proprio in quel periodo nel negozio di mobili Castellucci, stando al racconto di Davide Russo (consulente e dipendente assunto del centro arredi sull’Aurelia), Elisabetta Tulliani, in almeno due occasioni anche con Fini, lavorava a progetti per quella che gli impiegati conoscevano come «la casa a Montecarlo». Dall’Hermitage all’appartamentino di Palais Milton sono 450 metri, 5 minuti a piedi. «Io so solo che Fini si è fermato in hotel almeno una notte, che l’ho visto a bordo piscina, poi in giro per la città e poi, la sera, l’ho ritrovato al Casinò».
È sicuro che fosse lui?
«Certo. Ho riconosciuto benissimo la Tulliani, che avevo già avuto modo di incontrare molti anni fa, allo stadio».
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Allo stadio? Quale?
«Sì, allo stadio, a Nocera Inferiore, per Nocerina-Viterbese. Io ero nella cordata che aveva salvato la Nocerina, la squadra della mia città, e ricordo che insieme a Gaucci, che era il patron, c’era Elisabetta Tulliani, che credo occupasse proprio una posizione nella società di calcio laziale. Me ne ricordo perché dopo la partita Gaucci scese negli spogliatoi, e si arrabbiò molto con due giocatori della Viterbese, Califano e Battaglia, uno dei quali aveva sbagliato un rigore all’ultimo minuto, e disse che quel giorno era finito il loro campionato, e sarebbero stati messi fuori squadra».
Torniamo a Montecarlo. È certo che fosse Fini quello che ha visto?
«Certo. E quello che mi ha colpito di più è che era senza scorta. Con un mio amico commentammo proprio questo dettaglio. E anche il giorno dopo girava per Montecarlo tranquillamente. Tanto per capirci, non ero solo, e possono dire lo stesso gli amici che erano con me. Poi l’Hermitage non è una pensioncina, c’è un registro degli ospiti. Io personalmente l’ho visto la mattina in piscina, e il giorno dopo al Casinò. Dove è entrato sul tardi, intorno a mezzanotte, ha preso la consumazione, mi ha chiesto pure come andava, e gli ho detto “eh, non tanto bene, qua si perde sempre”. Gli ho risposto che l’avevo visto giocare alla prima roulette. Ha cambiato cento euro, dieci gettoni da dieci euro, e ha giocato sempre sullo stesso numero, e il perché me lo disse lui stesso, spiegandomi che giocava quel numero, credo 23 o 28, ma vado a memoria, non ricordo, perché era forse la data di nascita della madre».
Parlaste di altro?
«No, ma ci tenevo a raccontarvelo, dopo aver sentito la smentita, oggi (ieri, ndr) al telegiornale.
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