Politica

Fini: «Prodi non fa la squadra? Ha capito che sta per perdere»

«Sul cuneo fiscale il Prof si è incartato da solo»

Giannino della Frattina

da Milano

Il manifesto è già pronto. E, per l’ultima settimana di campagna elettorale, Alleanza nazionale promette di tappezzare i muri di tutta Italia. «Prodi ti vuole tassare la casa, Prodi ti vuole tassare i risparmi», lo slogan scelto dopo gli ultimi autogol del centrosinistra. Come ha ricordato il vicepremier e leader di An Gianfranco Fini ieri in Lombardia per una full immersion di elettori e mass media. In mattinata a Varese, pomeriggio e sera a Milano con un bagno di folla al teatro Nazionale dove si è presentata come ospite a sorpresa Letizia Moratti, candidato sindaco del centrodestra nel capoluogo. Fini si è recato anche in corso Buenos Aires per inaugurare i lavori di ricostruzione dell’An point, devastato dai no global che, durante una manifestazione, appiccarono il fuoco a un intero palazzo. Scene di guerriglia urbana che a Milano non si vedevano da decenni. «Basta con i Prodi autonomi», si legge nello striscione che pende dalla facciata ancora annerita.
«Prodi è una maschera - attacca Fini, intervistato da Manuela Ferri per Telelombardia -. Sono rispettoso e posso dire che è il regista scelto per tenere insieme le anime e le identità di partiti molto diversi tra loro. Il tentativo, chiaramente insufficiente, di fare il regista di una squadra con voci altrettanto chiaramente dissonanti su qualunque argomento. È chiaro che su temi come la sicurezza un conto è ascoltare Diliberto, un altro Rutelli. O, sulle tasse, Bertinotti oppure Letta. Io gli ripeto continuamente che senza un partito e un gruppo parlamentare alle spalle, non può offrire nessuna garanzia agli italiani. Alla prima difficoltà chi difenderà Prodi in Parlamento? Nessuno». Crepe nel centrosinistra che a destra alimentano più che una speranza. «I sondaggi li abbiamo - spiega Fini -. Ma io preferisco parlare delle sensazioni ricavate dai comizi, dal mio giro tra la gente. La Casa delle libertà ha messo la freccia, stiamo sorpassando, sono molto ottimista. E non raccontiamo bugie, il nervosismo del centrosinistra sta lì a dimostrarlo. Prodi fino a poco tempo fa era tutto impegnato a fare organigrammi di governo. Un ministero a questo, un ministero a quello perché era convinto di aver già vinto. Adesso, invece, ha smesso. Ha capito che può perdere». Il vicepremier parla degli «indecisi», l’arma fondamentale in mano a chi vorrà vincere. «Recuperiamo perché il nostro programma su tasse, sicurezza e giustizia sociale convince la gente. Che ha, invece, ben chiara l’equazione centrosinistra uguale più tasse. E anche molte. Gli italiani stanno ancora aspettando che Prodi restituisca loro quella sull’Europa». Una materia su cui il dibattito è accesissimo e in cui tutti, come ovvio, vogliono aver ragione. «Ci sono dei fatti indubitabili - alza il dito Fini -. D’Alema un giorno mi ha rimproverato dicendo che il governo ha abbassato le tasse meno di quanto avesse promesso. È vero, rispondo, ma dico che anche D’Alema riconosce che il centrodestra le tasse le ha abbassate, mentre tutti i governi precedenti le avevano alzate». Affermazioni che risolleverebbero il polverone, con possibili «sinistre» accuse di «delinquenza politica». «Abbiamo solo contestato a Prodi il taglio di cinque punti del cuneo fiscale e lui s’è incartato da solo - prosegue il vicepremier -. Quando ha dovuto confessare che per trovare 10 miliardi di euro in un anno, oltre alla lotta all’evasione avrebbe dovuto tassare Bot e Cct e poi reintrodurre la tassa di successione. Per chi? Allora hanno dato i numeri: 150, 250, 500mila euro. E poi perso le staffe. Un nervosismo sospetto a pochi giorni dal voto». Nessun problema, invece, per la Cdl. «Saremo tutti insieme a Napoli per chiudere la campagna elettorale. Il premier? Chi prenderà più voti». Impossibile non ricordare il piccolo Tommaso. «Pena di morte? Assolutamente no. Le pene ci sono, il problema semmai è la certezza della pena. La cosiddetta legge Cirielli prevedeva una minor discrezionalità del giudice nel giudicare i recidivi.

Chi l’ha criticata, oggi farebbe bene a mettersi una mano sulla coscienza».

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