Roma - Non lascia, ma raddoppia gli attacchi. "Il problema non è Bossi, ma Berlusconi che ha concesso a Bossi di essere il dominus del governo. Il vero presidente del Consiglio è Bossi. Berlusconi è un signore che ha bisogno del rapporto vitale con la Lega perché solo con la Lega possono essere approvate alcune leggi". L'ultimo parte dal divano bianco di Bruno Vespa a Porta a Porta. "Oggi - dice il presidente della Camera - non c’è più nella maggioranza uno che, come facevo io, contesta Bossi quando dice cose lesive dell’identità nazionale". Poi attacca ancora il premier: "Berlusconi dice che mi sono messo d’accordo con l’Anm (e all’epoca della Bicamerale con D’Alema) alle sue spalle: penso che non abbia dimestichezza con il dissenso, gli scatta la sindrome del complotto". Immediata la replica di Umberto Bossi: "Il premier è solo Berlusconi".
Porta in faccia a Gheddafi "Sono stato l’unico uomo politico che non ha mai incontrato Gheddafi" è la medaglia che si appunta sul petto presidente della Camera. "Senza voler polemizzare, sono uno dei pochi che ha i titoli per dirlo, rispetto ai tappeti rossi e addirittura, come ha ricordato lui stesso, Berlusconi gli ha baciato la mano neanche fosse un’eminenza, sono stato l’unico uomo politico che non solo non ha mai incontrato Gheddafi ma che quando ci fece aspettare un’ora e mezzo gli ha chiuso la porta del parlamento, che non è un albergo" dice Fini secondo il quale Gheddafi "è un satrapo sanguinario". Ora, tuttavia, aggiunge il presidente della Camera, "c’è un’emergenza aperta e dobbiamo aiutare i libici ad uscire da questa tirannia".
Dimissioni? Dagli altri Fini ribadisce che non ha intenzione di dimettersi da presidente della Camera e rilancia con una stoccata al presidente del Consiglio: "Sa quanti uomini politici si sono dimessi quando sono stati coinvolti in vicende giudiziarie?". Fini ha assicurato di non avere "mai mancato di rispetto alla Costituzione e al regolamento della Camera. Ho espresso e continuerò esprimere le mie opinioni politiche al pari di tutti i deputati, ma nessuno mi contesterà di aver violato il mio dovere di presidente della Camera".
Il caso Ruby e l'astensione "Il mio personale parere non sarà espresso perché tutti sanno che il presidente della Camera non vota" dice ancora Fini a proposito di quello che sarà il suo atteggiamento dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, chiamando a pronunciarsi sul conflitto di attribuzione in merito al caso Ruby. "Sono fermamente determinato a far rispettare il regolamento e valutare, anche in ragione del fatto che non ci sono dei precedenti, quella che sarà l’opinione espressa dalla giunta per il regolamento. E' una vicenda oggettivamente importante dal punto di vista politico - sottolinea -, ma il mio compito come presidente della Camera è valutarla nello stretto rispetto dei regolamenti e dei precedenti: sentirò i pareri dei componenti della giunta per il regolamento, dopo di che porterò in ufficio di presidenza la mia opinione".
Basta con la giustizia "È possibile che in questo Paese di debba parlare sempre della giustizia e dei problemi di Berlusconi?". La domanda retorica è sempre di Fini durante Porta a Porta. "Berlusconi ha i numeri, ora governi" dice la terza carica dello Stato invitando la maggioranza a discutere, per esempio, del federalismo istituzionale. "Bene ha fatto il governo a dare una proroga di altri quattro mesi sulla delega del federalismo, è una decisione saggia che allunga i tempi della legislatura visto che quindi non si voterà più quest’anno. Ma ora - dice Fini - riscriviamo le regole del gioco insieme. Utilizziamo questi mesi condividendo un piano di riforme e partendo dall’assetto del parlamento con una riduzione del numero di parlamentari e una nuova legge elettorale".
Il leader di Fli non si pronuncia sulla riforma della giustizia che dovrebbe arrivare in Cdm la settimana prossima: "Vedremo il testo e giudicheremo. Io più che una riforma della giustizia auspicherei - conclude Fini - un piano di rilancio dell’economia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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