Fini: se perdiamo mi dimetto subito

Il leader di An: la destra è amor di patria, mi spiace per chi ne ha una visione da museo

da Roma

E se poi il Pdl perde le elezioni? «Chi è sconfitto dal voto - dice Gianfranco Fini - deve avvertire la necessità di fare un passo indietro. Parlo per me, non per Berlusconi. Se perdo, un minuto dopo rassegno le dimissioni da tutti i miei incarichi». E se invece il centrodestra vince? «In questo caso Casini starà all’opposizione. Anche lui è d’accordo, visto che prima parlava di modello tedesco e adesso sostiene che le alleanze si fanno prima e non dopo il voto». Quanto alla Grosse Koalition, «sono sicuro che gli italiani sceglieranno noi e non ci sarà bisogno di ricorrere alle larghe intese».
Il leader di An ha sempre un occhio rivolto a Parigi. «La mia preferenza per la struttura istituzionale francese - racconta - è nota. Se in Italia ci fosse stata l’elezione diretta del capo dell’esecutivo, avrei preso seriamente in considerazione l’idea di candidarmi a premier. Ma bisogna essere realisti e fare il pane con la farina di cui si dispone. In Italia la situazione è diversa, si vota per il partito e la coalizione che indica il presidente del Consiglio». Anche per questo, aggiunge, è improponibile da noi il sistema della cooptazione. «In Italia non si può applicare il modello Sarkozy-Attali che individua i migliori al di là delle appartenenze politiche. In Francia il presidente è eletto da popolo, qui risponde al Parlamento per cui aggirare le coalizioni è più difficile».
Il futuro? Nessuna fretta di sciogliersi nel Pdl, spiega Fini, prima andranno celebrati i congressi dei partiti. «Gli iscritti di An decideranno in autunno se dare vita al Partito delle libertà, ma solo se anche Forza Italia e le altre formazioni politiche avranno valori, programmi e regole condivise». E nessuna paura per la concorrenza di Storace. «La destra non è un simboletto, una definizione fine a se stessa, ma vuol dire amare la Patria, essere orgogliosi di essere italiani, puntare su legalità, sicurezza e futuro dei giovani. Da questo punto di vista An e Pdl possono fare più di qualsiasi altro. Se poi qualcuno ha dell’identità una visione da museo, mi spiace...».
Intanto c’è una competizione elettorale da affrontare. «Veltroni è nervoso - attacca Fini -, mi pare che abbia dei problemi perché ha l’ansia di sconfessare Prodi e perché la nostra campagna è efficace. La rimonta dei partiti piccoli? Ne parleremo dopo il 13 aprile. Io non mi permetterei mai di dire di non votare per chi non vince, perché l’unico voto inutile è quello non dato. Però, proprio perché da più parti si sottolinea il rischio dell’ingovernabilità, ritengo che gli italiani sceglieranno in base all’obbiettivo di avere un esecutivo stabile».
Quanto al dopo, Fini non pensa che la prima cosa da fare si abolire le leggi del centrosinistra, almeno «non come posizione a priori».

Però, conclude, «ci sono interventi urgenti come la riduzione del carico fiscale per le famiglie, norme per la sicurezza e una spesa sociale che garantisca vera solidarietà». E la legge Biagi «va completata con gli ammortizzatori sociali».

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