Roma - Non chiamatelo egocentrico. Non dite che promuove il culto della (sua) personalità. Non pensiate che Gianfranco Fini sia un Berlusconi in sedicesimo perché in Futuro e libertà tutto è diverso rispetto al passato. Eppure questi giorni nuovi hanno un sapore antico.
Ecco, nel numero del Secolo d’Italia in edicola domani, il consueto speciale della domenica sarà dedicato a un personaggio a caso: Fini Gianfranco. Il tema del dibattito (perché questa nuova destra fa più dibattiti della vecchia sinistra) è l’importanza della svolta finiana, la ventata d’aria fresca del Manifesto di Bastia Umbra. Ufficialmente è un’apertura agli intellettuali, un tentativo di dialogo con l’ intellighentija , quella che Berlusconi non ha mai voluto coltivare. Ma sotto sotto, dopo la gentile richiesta di un consiglio, di un indirizzo, di uno sprone e persino di una critica, è gradito un appoggio - esplicito o meno - al nuovo grande leader.
Eppure tra i nominativi dei piccoli contributor che sono trapelati si scoprono alcuni protagonisti del «viaggio con Piero», il tour elettorale dell’ex segretario Ds Fassino nel 2006 come il regista Gabriele Muccino e la cantante Fiorella Mannoia, reduce da tante feste dell ’Avanti! e passata anche dai Festival dell’Unità . Non sarà la sola esponente del mondo musicale, la affiancherà l’ex Peter Pan partenopeo, Edoardo Bennato.
E poi intellettuali «impegnati» come l’archistar Massimiliano Fuksas (che almeno sulla carta non avrà una formaggera a disposizione da scagliare contro Bertolaso) e il massmediologo Alberto Abruzzese che nei suoi esordi aveva analizzato l’Italia pre-fascista per poi dirottare il suo interesse verso la tv e soprattutto verso il suo deus ex machina in Italia, Silvio Berlusconi. Sulle pagine del Secolo domani ci sarà anche l’intervento di Daria Colombo, autrice, scrittrice e moglie del cantautore Roberto Vecchioni, ma soprattutto animatrice culturale della stagione dei «girotondi» ed esponente della corrente dialogante del movimento.
Le parole di Marcello Veneziani di qualche tempo fa sul Giornale suonano profetiche: «Fini può raccogliere perfino divergenze ideali e filosofiche perché è un medium freddo, inodore, insapore». Il messaggio, però, viene affidato a un mezzo un po’«clandestino», Il Secolo , perché come aveva fatto notare il deputato Pdl Corsaro dopo la conferma dei fondi per i quotidiani di partito «il contributo pubblico ha rappresentato l’85% delle entrate nel 2009, mentre dalle vendite non ha ricavato 964 euro al giorno, cioè nemmeno mille copie». Ma non fa niente.
La cultura con la «c» maiuscola, quella della nuova destra che è anche un po’ vecchia sinistra non ha bisogno di grandi tribune. Ha bisogno solo di Gianfranco e di un manifesto.
Che fa tanto radical chic perché impegna i simpatizzanti alla firma ma fa anche un po’ Ventennio perché fu Giovanni Gentile nel 1925 a ideare un Manifesto per sostenere il Duce. Oggi la guida è Fini e tutto il resto non conta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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