Fini tenta la video difesa. Silvio: se avesse dignità adesso si dimetterebbe

Oggi la "verità" dell’ex leader di An. Ma niente domande. Berlusconi tentato dalla resa dei conti: dovranno scusarsi. Lo scontro: respinta l'offerta di accordo sul Lodo Alfano. Rilanciato il ddl intercettazioni

Fini tenta la video difesa. Silvio: se avesse dignità adesso si dimetterebbe

Roma «Avesse un po’ di dignità si dimetterebbe, ma non lo farà... Quel che invece pretendo è che mi si chieda scusa per le accuse di dossieraggio, per giunta attraverso i servizi che non sono in alcun modo implicati in tutta questa storia». Quando a Palazzo Grazioli rimbalza dai Caraibi la conferma del ministro della Giustizia di Saint Lucia sull’autenticità della lettera che inchioda Tulliani, con i pochi presenti Berlusconi non nasconde tutta la sua soddisfazione. Non solo perché i guai di Fini ormai non possono che metterlo di buon umore - il rapporto tra i due, non è un mistero, è irrimediabilmente compromesso da tempo - ma anche perché il refrain finiano sulle presunte patacche orchestrate da Palazzo Chigi in combutta con i servizi non è per nulla piaciuto al premier. E la presa di posizione ufficiale del governo di Saint Lucia, ripete il Cavaliere in privato, è proprio la conferma che non c’è alcuna bufala. Un’accusa, quella di dossieraggio, che lo manda su tutte le furie al punto di respingere al mittente un’ambasciata di Ghedini che gli presenta sul tavolo una «concreta apertura» di Fini sul Lodo costituzionale. Secondo il legale di Berlusconi, infatti, il presidente della Camera sarebbe pronto a chiudere la partita dello scudo e bisognerebbe prendere l’offerta in considerazione. Nemmeno a parlarne, invece, per il Cavaliere, ormai convinto che lo scontro sia arrivato a livelli tali da non consentire più né compromessi né prigionieri.
Anche per questo Berlusconi continua a essere tentato dall’impulso di far saltare il tavolo e dire chiaro e tondo quel che pensa. Su Fini e soprattutto sull’accusa di aver orchestrato una campagna di dossier. Anche perché, confida a margine del Consiglio dei ministri, la campagna la stanno facendo proprio i finiani. «Hai visto Annozero?», chiede al suo interlocutore. «Quella sì che è una patacca e - insiste - pure senza contraddittorio. Con Santoro e Bocchino a dare la linea. Vorrei sapere che fanno i nostri del Cda Rai... Dormono». Una considerazione che allarga alla lettura dei quotidiani, visto che ieri quasi nessuno ha recuperato in ribattuta la notizia del ministro di Saint Lucia che conferma l’autenticità della lettera (uno scoop del Fatto ripreso poco dopo l’una di giovedì notte dal sito Dagospia). Sul punto, insomma, Berlusconi non pare disposto a concedere nulla. Tanto da ripetere nelle sue conversazioni private che «pretende delle scuse» per l’accusa di dossieraggio. Altrimenti potrebbe anche arrivare a porre il problema durante l’intervento alla Camera che farà la prossima settimana, con conseguenze evidentemente esplosive. Così, per frenare il «Cavaliere passionale» sono in molti a predicare cautela. A Palazzo Grazioli si presentano alla spicciolata Alfano, Cicchitto, Quagliariello, Ghedini, Bonaiuti e perfino il direttore de Il Foglio Ferrara. E tutti raccomandano cautela perché un intervento di rottura rischierebbe di ricompattare la pattuglia finiana che invece - dopo le notizie arrivate da Saint Lucia - è decisamente in crisi. Ambasciate che per il momento sortiscono i loro effetti visto che nella sua unica dichiarazione pubblica il «Cavaliere razionale» decide di non alzare i toni. «Non lasciatevi ingannare - dice a tarda sera in un collegamento telefonico con la festa del Pdl di Milano - da ciò che viene detto. Non ci sono alternative a questo governo che è forte e durerà. Lasciamo agli altri i veleni, a noi interessa lavorare e fare le riforme. E ripresenteremo presto il ddl intercettazioni».
Ma se la cautela è la parola d’ordine di oggi, prevedere quel che dirà Berlusconi la prossima settimana è invece praticamente impossibile. Anche perché è probabile che il termometro dello scontro faccia un deciso balzo in avanti già questa mattina. Quando Fini registrerà un lungo messaggio - quasi dieci minuti - che sarà trasmesso sui siti di Generazione Italia, Il Secolo d’Italia e Libertiamo. Qualcuno con il Cavaliere ipotizza che l’ex leader di An possa decidere di «scaricare» tutte le responsabilità sul «cognato» (ma - chiosa il premier in privato - non potrà cavarsela dicendo che Tulliani l’ha ingannato).

Invece la linea di Fini sarà tutt’altra, un vero e proprio j’accuse contro la «campagna di disinformazione» nel quale ribadirà che il «cognato» non è il proprietario della casa di Montecarlo e punterà sul fatto che il governo di Saint Lucia non è disposto a consegnare le carte che dimostrano la veridicità di quanto detto dal ministro della Giustizia. Il punto, però, sta tutto nel capire quanto Fini affonderà i colpi. Accusare esplicitamente il premier di dossieraggio, è evidente, farebbe saltare il banco già oggi.

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