Finito il Tour della noia Savoldelli vede le salite

Oggi le montagne e domani c’è il primo arrivo in quota, sul Tourmalet. Il bergamasco, Simoni e Cunego pronti a dare battaglia

Il Tour si lascia alle spalle una lunga striscia d’asfalto. Milleseicentocinquanta chilometri piatti come l’entusiasmo per questo Tour decapitato sulla base di sospetti giunti dalla Spagna e ratificati a Strasburgo, dove la Grande Boucle ha avuto il suo avvio. Milleseicentocinquanta chilometri percorsi fino a ieri, che poco avevano da dire e poco alla fine hanno detto. Qualche volata, ben disputata da Robbie McEwen (tre vittorie) e Oscar Freire (che ieri ha fatto il bis), e una bella prova a cronometro vinta, stravinta, da un fratellino di Jan Ullrich, Sergey Gonchar, l’ucraino che vive in Italia.
Ma da oggi, forse, si volta pagina. Là in fondo si profilano le montagne. Finalmente sono lì, a portata di mano. Dopo dieci giorni di noia assoluta, scossi solo dalla cronometro di Rennes, il Tour forse comincia a prendere quota. Oggi le prime tre vere montagne di questa corsa, anche se l’ultima, il col de Marie Blanc, è troppo lontana da Pau, dove si concluderà la tappa. Domani poi, ci sono i Pirenei. Quattro colli di prima categoria e uno Hors Categorie: il Tourmalet. Primo arrivo in salita, per un Tour che si appresta a salire ma stenta a decollare. Un Tour di Gonchar, Landis, Rogers e Sinkewitz, Fothen e Kloden, Karpets ed Evans, speriamo anche di Savoldelli, Simoni e Cunego. «Sto bene, e spero di poterlo dimostrare anche sulle salite che ci aspettano, soprattutto domani, nell’unico tappone pirenaico – dice Paolo Savodelli, che è undicesimo in classifica a 2’10” dalla maglia gialla –. Noi della Discovery Channel siamo venuti a questa corsa con grandi ambizioni e grandissime motivazioni. Per anni siamo stati la squadra di riferimento, visto che Armstrong era il nostro indiscusso e indiscutibile leader. Dopo il suo abbandono, il nostro team punta sul collettivo, un po’ come gli azzurri di Lippi. Hincapie, Popovich, Azevedo e il sottoscritto: quattro guastatori, tutti molto agguerriti. Non staremo a guardare e vogliamo lasciare un’impronta in questo Tour privo di padroni, che alla fine può risultare anche più spettacolare di altri». Ma per il momento è di una noia mortale... «Non è una novità che il Tour, a livello di percorso, sia molto meno fantasioso del Giro. Però i corridori ci sono, e penso che possa venire fuori una corsa altrettanto bella».
Tra i più attesi del Belpaese c’è Gilberto Simoni, il trentino vincitore di due Giri d’Italia, che sulle strade di Francia non ha mai raccolto molto. «Cosa mi aspetto dalle montagne? Fatica, tanta fatica – dice il trentino, con la sua consueta faccia disincantata e un po’ indolente –. Io qui in Francia ci sono venuto per due motivi: per lo sponsor e poi per l’Alpe d’Huez. Ho questo pensiero fisso. Il nome di Simoni ci starebbe bene, lassù in cima, in uno di quei tornanti».

Uno che tornerà ma per il momento è la prima volta che ci viene è Damiano Cunego, il Piccolo Principe non si fa illusioni e non fa proclami. «Sono qui per imparare e fare esperienza. So solo una cosa: questa corsa mi piace, e ci tornerò, per fare grandi cose».

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