Fino al 2013 ma senza carta bianca: ecco la versione di Silvio sul governo

RomaBerlusconi dà ossigeno al governo Monti ma fissa dei paletti. In una lunga intervista al Corriere della Sera il Cavaliere dice: «Questo esecutivo deve arrivare fino al 2013» ma avverte: no alla patrimoniale, no alla ricandidatura del premier e dei suoi ministri, sì all’Ici, sì alle misure concordate con l’Europa e a tutti i provvedimenti per la crescita e lo sviluppo. E ancora: no alla riforma della legge elettorale e difesa del bipolarismo, apertura a tutti i moderati, ricucitura con la Lega e, sul fronte Pdl, benedizione delle primarie.
Nella prima, lunga, intervista da ex premier, Berlusconi dà respiro al nuovo esecutivo: «Monti deve arrivare al 2013. I provvedimenti che deve portare in aula non sono pochi...» e il governo «è composto da tecnici di elevata competenza». Poi assicura l’appoggio «difenderemo tutti gli elementi di continuità col nostro governo, a cominciare dalle riforme che abbiamo concordato con l’Europa».
Ma ci sono anche i paletti perché «Non avranno carta bianca su tutto: saremo attenti su ogni provvedimento». Vade retro patrimoniale, per esempio: «Diremo no a eventuali proposte di misure recessive, e appoggeremo tutte le iniziative per promuovere lo sviluppo». Un’apertura arriva sulle tasse sulla casa: «Monti ha fatto intendere che porterà la tassazione degli immobili in linea con la media europea, mentre ora è al di sotto». Quindi «è possibile che questo comporti l’introduzione di un’imposta simile all’Ici, da noi già prevista con il federalismo, ma completamente diversa rispetto alla precedente impostazione già nella nostra riforma». Altro paletto è quello della ricandidatura di Monti e degli uomini della squadra (Passera incluso, quindi): «Abbiamo chiesto a lui e ai suoi ministri di impegnarsi pubblicamente a non presentarsi come candidati alle prossime elezioni e Monti mi ha detto che non approfitterà della situazione per candidarsi. Un impegno assunto alla presenza del capo dello Stato».
Altro niet ad iniziative governative per cambiare legge elettorale: «È materia del Parlamento» e nel merito «c’è molta ipocrisia. Ricordo che la fine delle preferenze ha ridotto la corruzione». In ogni caso, «non accetteremmo mai una legge elettorale che non garantisca il bipolarismo e la possibilità per l’elettore di scegliere coalizione vincente, premier e programma». Ecco perché il Cavaliere vuole lavorare per tenere insieme i moderati italiani, Udc incluso: «A Casini abbiamo offerto infinite volte di recuperare un rapporto con il centrodestra, in nome di valori comuni e della comune appartenenza al Ppe. Penso che in un clima politico meno avvelenato sia possibile ritrovare lo spazio per un dialogo». E anche con la Lega la separazione non sarà divorzio: «Manterremo il rapporto stretto che c’è sempre stato. La Lega è un alleato solido e leale. E il Pdl è l’unico vero alleato su cui la Lega potrà contare anche in futuro».
Già, il Pdl: «Non temo diaspore - dice -. E confermo che il nostro leader sarà scelto con le primarie. Quanto al pronostico, sono convinto che vincerà Alfano che ha tutte le qualità per essere un ottimo presidente del Consiglio». Poi Berlusconi si toglie un paio di sassolini dalle scarpe, riguardo ai fischi al momento del suo passo indietro: «Mi sono dimesso per un atto di amore verso il mio Paese, senza che il nostro governo sia mai stato sfiduciato. Ma questo non è bastato a chi per anni ha fatto politica demonizzando l’avversario. Noi abbiamo uno stilo opposto, da liberali veri...».

E su Fini: «Il deterioramento della nostra maggioranza è iniziato con il peccato originale di Fini: la sua fuoriuscita dal Pdl... è stata una decisione che gli elettori moderati non dimenticheranno mai. Fini non è stato cacciato. Sono loro (i futuristi ndr) che hanno deciso di andarsene».

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