La finta eroina Udc: tre legislature col Cav

Quando il premier, senza farne il nome, ha ammesso di aver tentato di chiamare «una deputata dell’Udc che era stata eletta col Pdl», senza peraltro trovarla, alcuni deputati centristi si sono alzati e sono andati a stringerle la mano. Non che lei, Gabriella Mondello (nella foto), abbia dato prova di grande resistenza: era in partenza per la Russia, al telefono non ha risposto, il premier non ha «reiterato la telefonata», e insomma al vecchio amico Silvio che la invitava a tornare a casa non ha dovuto dire no. La mancata conversazione è comunque bastata, in tempi di addii in casa Udc, a farle guadagnare il plauso. Anche perché sai mai cosa aspettarti, da miss Rischiatutto. Correva l’anno 1973 e lei, insegnante di lettere, nata a Bedonia, in quel di Parma, ma trapiantata in Liguria, conquistava la trasmissione di Mike Buongiorno parlando di Giovanni Verga, «sei puntate vinte e due semifinali» si vantò qualche anno più tardi. Vuoi quella notorietà, vuoi la lunga militanza nella Dc prima e in Forza Italia poi, sempre sotto l’ala protettrice di Claudio Scajola, la Mondello divenne sindaco di Lavagna. E poi di nuovo e poi ancora, per venti lunghi anni, spodestata prima dal decreto che le vietò di ricandidarsi, poi dal popolo ingrato, che bocciò il suo delfino.
Sprezzante del pericolo di restare senza poltrona, alla Mondello bastò affidarsi ancora ai vecchi amici, zio Claudio e papà Silvio, e far valere la lunga militanza in Forza Italia per ritrovarsi catapultata in Parlamento. E poi di nuovo e poi ancora, anche lì, per tre volte, il 2001, il 2006, il 2008. Quando dice addio, nel 2009, e passa all’Udc, sembra il terremoto.
Non si capisce. Più azzurra del Re e presidente di Azzurro donna, in prima fila in ogni battaglia che Berlusconi ingaggia, di una fedeltà incrollabile al partito, all’improvviso e fra la «profonda amarezza» e la «delusione» di Scajola, Gabriella sbatte la porta del neonato Pdl che giudica «arrogante e cinico» e fa «una scelta di progetto: credo nel partito di Casini e nella sua visione politica improntata alla moderazione, alla trasparenza e alla dignità». A proposito di dignità, il gioco è chiaro con le Regionali. Quelle in cui la Mondello ipotizza un’alleanza con il centrodestra, «non ho nessun pregiudizio» concede, e in cui invece l’Udc si allea con il centrosinistra di Claudio Burlando, Idv e Comunisti compresi.

Il di lei braccio destro, Giovanni Boitano, si candida e perde malamente. Fuori della porta, entra dalla finestra, ricompensato con un assessorato. Forse, se pure avesse preso la telefonata del premier, la Mondello non sarebbe tornata al Pdl. A furia di rischiaretutto, prima o poi si perde.

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