Dal finto «bio» all’olio deodorato

Vino annacquato, olio spacciato per extra-vergine d’oliva e in realtà prodotto con semi vegetali scadenti. Etichette contraffatte, prodotti con la dicitura «bio» (che in teoria dovrebbero non contenere pesticidi e Ogm)e di fatto si scoprono tutt’altro che naturali. Ancora: formaggi realizzati con grassi estranei al latte o con un latte non dichiarato. Si trova di tutto un po’ nelle relazioni degli organi di controllo del ministero. Il reato più diffuso? La frode in commercio, in altre parole: la presa in giro del consumatore. Uno crede di acquistare le cipolle rosse di Tropea e invece ha speso soltanto più soldi per avere delle cipolle normali. Non solo, si investe nella verdura «bio» nella speranza di alimentarsi in modo sano e poi si viene a sapere che quell’ortaggio ha cambiato etichetta a metà del suo viaggio ed è stato «vestito» con un adesivo che ne proclama l’origine naturale.
I quattro organi di controllo che dipendono dal ministero lavorano «in sinergia», ciascuno ci mette del suo, competenza, informazioni, squadre. Il Nucleo antifrodi dei carabinieri ad esempio svolge solo controlli straordinari. Spiega il capitano Marco Uguzzoni del Nucleo antifrodi dei carabinieri di Parma: «Ci occupiamo delle indagini complesse. In prima battuta, distribuiti sul territorio intervengono Nas e Asl, che si occupano di aspetti igienico sanitari, mentre i Nuclei Antifrodi Carabinieri contrastano le frodi a tutela dei consumatori per la qualità dei prodotti alimentari (DOP, IGP, Biologico) e l'erogazione dei Finanziamenti comunitari. Contemporaneamente il ministero svolge periodiche ispezioni assieme agli organismi dell' Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agro-Alimentari. Noi interveniamo quando c’è un’indagine, una segnalazione puntuale o un sospetto. Rispondiamo a un numero verde nazionale antifrode 800.020.320 del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari retto dal Colonnello Maurizio Delli Santi da cui dipendono anche i NAC di Roma e Salerno competenti per l'Italia centrale e meridionale. Qui si rivolgono consumatori, produttori, trasformatori e venditori».
Nel caso dell’agricoltura biologica, ad esempio, i carabinieri controllano l’intera filiera. «Chi acquista le sementi, chi le vende, chi le trasporta. Dove vanno a finire e così via. Questa catena è possibile grazie alla tracciabilità - spiega il capitano Uguzzoni- Spesso accade che prodotti normali vengano “trasformati” in biologici. Noi controllori dobbiamo poterci muovere sul territorio rapidamente (altrimenti la voce che è in corso un’ispezione corre più veloce di noi...), raggiungere le aziende da una regione all’altra».
Il reato più diffuso? «In gergo si definisce agro-pirateria - continua il capitano - È l’insieme di quegli accorgimenti che hanno lo scopo di ingannare il consumatore. Un esempio. La primavera scorsa ci siamo dedicati all’olio deodorato in Emilia Romagna. La deodorazione non è consentita, è un processo fisico e meccanico (non chimico): si porta l’olio ad altissime temperature e poi lo si raffredda bruscamente, in questo modo evaporano i cattivi odori. I produttori di olio che ricorrono a questo accorgimento a dispetto della legge, trattano così l’olio quando è piuttosto vecchio ed emana cattivo odore. Per scoprire la frode facciamo un’analisi precisa». Ma sono infiniti i casi di frode, soprattutto sui prodotti certificati, come le cipolle di Tropea, la mozzarella di Bufala, il Parmigiano Reggiano, i vini e quant’altro.
Che cosa succede a chi commette un reato di agro-pirateria? «Come prima cosa viene sequestrato il prodotto oggetto di indagine, sarà poi il giudice a decidere come ridistribuirlo o se cambiare l’etichettatura.

In secondo luogo ci rivaliamo sul patrimonio, poichè è chiaro che chi commette questo tipo di reati può avere ottenuto ha ottenuto sostegni economici, statali o dell’Unione europea, in maniera illegittima. Sequestriamo parte del patrimonio in modo proporzionale all’entità del danno, come risarcimento».

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