La Fiom ancora in trincea Nuova offensiva giudiziaria

Maurizio Landini, leader della Fiom, trascorre gli ultimi giorni del 2011 ad affilare le armi in vista di un inizio 2012 caldissimo. Per gennaio il capo delle tute rosse ha in programma di presentare il suo Libro Bianco sulla Fiat, mentre l’11 febbraio radunerà gli iscritti a Roma per una grande manifestazione nazionale. E ancora, in gennaio, saranno proclamate quattro ore di sciopero e continuerà la raccolta delle firme per un referendum abrogativo dell’accordo che cancella il contratto sottoscritto dalle altre sigle sindacali con il Lingotto. In più, in un’intervista al quotidiano online Affaritaliani.it, Landini si è detto pronto a denunciare il suo nemico numero uno, l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne.
Una vera dichiarazione di guerra, come si vede, ma anche probabilmente l’ultimo disperato tentativo di cambiare le regole del gioco. Le accuse che mosse a Marchionne riguardano il comportamento antisindacale, il modo con cui vengono trattati i delegati Fiom nelle fabbriche Fiat e il fatto che il top manager del Lingotto continui a legare, al comportamento della Fiom, il futuro del piano «Fabbrica Italia», con i relativi investimenti.
Nessun commento, da Torino, alle minacce di denuncia. A intervenire, invece, sono i sindacati che hanno firmato con il Lingotto il cosiddetto «Contratto Fiat». Come Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl: «La Fiom è un grande sindacato - afferma - ma le altre organizzazioni, tutte insieme, lo sono ancora di più; e in democrazia conta chi ha la maggioranza. In questo momento di grave crisi del Paese, poi, con il ceto medio basso e i pensionati che stanno soffrendo, alzare i toni è molto rischioso».

Rocco Palombella, capo della Uilm, va giù duro: «Landini fa del cinema. La verità è che dall’1 gennaio la Fiom sarà fuori da tutte le aziende metalmeccaniche. E il suo sindacato, a quel punto, non avendo firmato contratti, sarà considerato alla stregua dei Cobas».

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