La Fiom non molla. Sacconi fa il mediatore

Botta e risposta sul caso Pomigliano tra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ieri a In mezz’ora

Roma - Botta e risposta sul caso Pomigliano tra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ieri a In mezz’ora. Da una parte una visione totalmente politicizzata della consultazione con la quale domani i lavoratori dovranno scegliere se con­c­ordare o no le soluzioni progettate da Fiat per aumenta­re la produttività. Dall’altra parte il tentativo di mediazio­ne di un politico, il ministro, che sta cercando di spiegare alla Cgil che questa è l’ultima spiaggia. «Consideriamo il referendum illegittimo perché l’accordo contiene ele­menti contro la Costituzione e perché i lavoratori non possono pronunciarsi liberamente in quanto sotto mi­naccia di licenziamento», ha dichiarato il sindacalista, sottolineando che la consultazione in realtà «un ricatto». Per Landini «non si è liberi di scegliere quando da un “sì” o da un “no” dipende il proprio posto di lavoro», e per questo motivo la Fiom ha «invitato le persone ad andare a lavorare», domani.

«Non si tratta di ricatti ma di dati di fatto e con i dati di fatto non si può polemizzare», ha replicato il ministro citando addirittura l’editoriale di Eugenio Scalfari ieri su Repubblica . «L’importanza del risultato referendum- ha aggiunto - è legata alla decisione della Fiat, che non è affatto scontata, e dovremmo convenire con la preoccu­pazione per gli investimenti a Pomigliano da parte del Lingotto e riconoscere che nel Mezzogiorno può diventa­re una piattaforma produttiva ». Ma se la vicenda «doves­se concludersi male, la responsabilità che si è assunta Fiom è formidabile». ha concluso Sacconi.

«Non è vero che diciamo solo no, ma il diritto di sciope­ro non può essere messo in discussione», ha ribattuto Landini, precisando come la Fiom abbia dato la propria disponibilità «al sacrificio dei 18 turni settimanali», ma che «non non ci si può chiedere di cancellare la Costitu­zione; abbiamo fatto fior fior di accordi ma nessuno ci ha mai chiesto di cancellare le leggi».

Sacconi, ormai spazientito, ha obiettato che «la Fiom non si atteggia come organizzazione sindacale, ma come organizzazione politica che trascende dai temi sindaca­li ». Mal gliene incolse. «Il ministro dovrebbe avere più rispetto per la Fiom e per i lavoratori metalmeccanici. Noi siamo sindacalisti. Abbiamo detto di no perché non si può fare nessuna trattativa», gli ha risposto a muso du­ro Landini. «Chiedo a Sacconi, visto che il politico è lui: “Che cosa ha fatto il governo nel rapporto con la Fiat?”», ha tagliato corto.

L’esponente del Pdl non si è lasciato intimorire. «L’ac­cordo nei suoi contenuti è anche conseguenza della spe­cifica storia di Pomigliano, non ultimo il problema del­l’assenteismo »,ha argomentato,rilevando come l’intesa raggiunta sia significativa perché «le parti possono reci­procamente adattarsi e favorire gli investimenti molto più che attraverso leggi di incentivazione che non ci con­sente la legislazione europea ». Domani tocca ai lavorato­ri decidere.

Sacconi ha manifestato l’auspicio che vinca il «sì». Landini ha concluso con quello che sembra più un desiderio che la realtà: «Non è vero che la Cgil ci ha lascia­ti soli. Non è corretto dire che la Cgil vuole firmare».

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