Cultura e Spettacoli

Fiorello stende la Guzzanti: «Sei una rosicona»

Fiorello stende la Guzzanti: «Sei una rosicona»

E qui casca l’asino, come si dice. Botta e risposta ieri pomeriggio su Twitter tra Sabina Guzzanti e Fiorello. La prima ha accusato il programma di Fiorello Il più grande spettacolo dopo il week end su Raiuno, visto nella prima puntata da quasi 10 milioni di italiani, di essere «noiosissimo... L’ho visto 5 minuti che pal...». Un parere in controtendenza. E non sempre essere in controtendenza significa avere ragione. Difatti Fiorello ha replicato in quattro e quattr’otto: «Rosicona. Pensa che una volta mi facevi ridere adesso mi fai tristezza!». Tiè.
Quando ci vuole, ci vuole.
Oltre a essere divertente, il varietà secondo Fiorello, ossia una varietà di cose messe insieme nello stesso spettacolo, è la negazione della cosiddetta tv impegnata (contro Berlusconi), quella con un messaggio (contro Berlusconi), con una protesta (contro Berlusconi), con qualcosa da recapitare alla gente, anzi, meglio: alla gggente, naturalmente quella contro Berlusconi considerata da molti, per disprezzo ideologico, l’unica degna di nota. Roba vecchia, ormai. Invecchiata di botto. Finita, e si spera per sempre. Per una clamorosa casualità, Il più grande spettacolo dopo il weekend è pure andato in onda mentre questo cambiamento epocale si stava celebrando. Le dimissioni del governo. L’apertura di un’altra fase. Anche nel ciclo televisivo. Fiorello ha fatto il suo meglio e naturalmente tutti gli amanti della tv, e dello spettacolo in genere, lo celebrano perché non si può fare altrimenti davanti al talento e alla capacità di dire tutto, persino che la Merkel ha un bel «culetto», senza derapare subito nel cattivo gusto o nella fatua propaganda. Chi invece ha sempre considerato lo spettacolo come uno strumento politico e ne ha valutato l’efficacia solo in funzione (diciamo così) opinionistica, lo critica. Come Sabina Guzzanti. Che adesso, diciamola tutta, si ritrova tra i disoccupati di lusso, privati della ragione sociale (la fanfara politica) e quindi costretti a emettere un disorientato «che palle» di fronte a uno spettacolo con le palle.

Questo sì che è noioso.
PG

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