Firenze. Il giorno dopo il passo indietro di Andrea Della Valle Firenze si è svegliata con il mal di pancia. Una nottata per metabolizzare lo choc prima, scavare nella memoria poi. Perché quella fiducia venuta a mancare, quel malumore strisciante, la mancanza di unità di cui viene accusata la città si fa fatica a mandare giù. Dietrologia vuole che la materia del contendere, fine sublime del «progetto Fiorentina» sia lauspicata cittadella viola ancora incartata più che nelle planimetrie nelle beghe di palazzo, Vecchio in questo caso.
Il pressing esercitato dai Della Valle, la conditio di coniugare laspetto sportivo a quello finanziario stridono con le manifeste intenzioni e la tempistica necessaria. Calcio e business, niente di nuovo, la scossa inferta da Andrea potrebbe essere carburante puro, buono a ricompattare il tutto. Il cartello «Vendesi», nascosto dietro la schiena è uneventualità scartata dai più.
Ragion di stato vuole che la squadra resti immune da queste vicende proprio ora: «Non ci sentiamo abbandonati - è il diktat di Prandelli prima del derby di stasera con il Livorno - loro sono presenti indipendentemente dalle nomine. Il progetto Fiorentina va avanti. Le persone sono molto più sensibili di come noi possiamo pensare, Firenze può esternare il suo pensiero».
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