Politica

Firenze inneggia alla libertà dal sacchetto

IN ITALIA Una catena di supermercati abolisce quelli di plastica, anticipando la direttiva Ue che li vieta dal 2010

A Firenze s’inneggia alla libertà dal sacchetto di plastica, la «temibile» busta in polietilene. Ritenuti una delle invenzioni che più hanno cambiato la nostra vita, i sacchetti di plastica per la spesa sono inquinanti, ci vuole tanto petrolio per farli e rimangono nell’ambiente decine e decine di anni. Da tempo si stanno prendendo nel mondo e in Europa misure per limitarne l’uso. L’Unicoop di Firenze, prima tra le catene di grande distribuzione europee, li ha eliminati da tutti i suoi punti vendita anticipando leggi italiane e direttive europee, mentre ancora tutta Italia fa tranquillamente la spesa con il sacchetto. La campagna internazionale contro la busta in plastica è nata dalla battaglia portata avanti dagli ambientalisti: ritenevano che i sacchetti fossero la ragione della morte di molti pesci nel mare. La notizia fu poi smentita.
Globalmente oggi si producono dai 500 a mille miliardi di buste di plastica l’anno: quasi un milione al minuto. In Italia se ne producono 260mila tonnellate l’anno, con un consumo mensile di circa due miliardi. Nel nostro Paese consumiamo da soli circa un quarto del totale dei sacchetti della spesa in plastica di tutta l’Unione europea che ne usa 100 miliardi l’anno. Un milione di tonnellate di plastica che in questo modo ogni anno sono disperse nell’ambiente. I sacchetti di plastica per la spesa finora sono stati fatti soprattutto in polietilene, un prodotto che deriva dal petrolio e, per produrli, si usa energia e si usano altri elementi chimici. I sacchetti di plastica sono riciclabili, ma sono poi effettivamente riciclati solo in minima parte: in genere, il loro utilizzo ultimo è quello di contenitori per altri rifiuti e finiscono smaltiti negli inceneritori o, peggio, dispersi nell’ambiente. Nei campi, in mare, sulle coste si degradano in 10-20 anni e si dissolvono completamente in circa 200 anni. Ridurre l’utilizzo di sacchetti di plastica per la spesa è divenuto dunque un obiettivo primario a livello globale e anche l’Italia ci sta pensando, come il resto dell’Unione. A partire dal 2002 molti Paesi hanno preso iniziative in tal senso. In Europa si è corsi ai ripari, applicando tasse sui sacchetti di plastica usa e getta, promuovendo campagne di sensibilizzazione e, in alcuni casi, arrivando a proibirne l’uso.

In Italia, a legge Finanziaria del 2007 ha recepito la normativa comunitaria in cui è previsto che entro il 2010 i sacchetti in polietilene siano sostituiti con quelli in materiali biodegradabili, le cosiddette bioplastiche.

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