Firenze, minorenne marocchino s’impicca in prigione

Firenze Non ha aspettato il processo, non ha neanche compiuto i suoi diciotto anni. Si è ucciso alla vigilia del suo compleanno, schiacciato da un peso che non sopportava più, quello di stare in carcere. Così, a Firenze, un ragazzo marocchino si è impiccato nell’istituto penale minorile Meucci.
Era arrivato lì da poco tempo. Le forze dell’ordine lo avevano sorpreso a Lucca mentre cercava di rubare. Era detenuto con l’accusa di tentato furto: il processo era stato fissato per il 23 novembre prossimo. Una storia di solitudine e di disagio profondo. «Era solo e aveva bisogno di un altro tipo di assistenza» dice ora Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze.
Forse nessuno aveva capito il suo disagio, nemmeno i suoi compagni di cella avevano intuito che qualcosa di tragico si stava consumando a un metro da loro. E tra chi si occupa di giustizia minorile ora c’è sconforto e dolore. Sono le 18, è il momento della doccia. Tocca al giovane marocchino: poche parole con gli altri tre detenuti e l’ingresso nel bagno. Il ragazzo ha già deciso tutto: porta con sé un lenzuolo, lo bagna, lo arrotola, lo lega stretto alle sbarre della finestra del bagno. Poi apre l’acqua della doccia, forse per coprire eventuali rumori: sale su una scarpiera, si lega il lenzuolo al collo, si lascia cadere e muore impiccato. Non finirà mai a processo. Ora di lui si occupa il sostituto procuratore della repubblica di Firenze Tommaso Coletta.
A scoprire il cadavere del giovane sono stati gli agenti della sorveglianza, chiamati dai compagni di cella che non vedendo uscire il maghrebino dal bagno si sono allarmati. Lo hanno chiamato più volte. Dal bagno nessuna risposta, solo il rumore dell’acqua aperta nella doccia. Così sono intervenuti gli agenti che hanno scoperto il ragazzo con il lenzuolo al collo. C’è stato un tentativo per rianimarlo, ma subito i soccorritori si sono accorti che nulla era possibile fare per salvarlo.
E dopo la morte del ragazzo, Corleone lancia un nuovo allarme. «In questo anno i suicidi, gli episodi di autolesionismo e le morti in carcere sono stati troppi. E anche per quello minorile di Firenze si comincia a parlare di sovraffollamento.

Una sezione è chiusa per carenza di personale e nell’altra abbiamo registrato anche fino a 28 presenze: troppe. Dobbiamo avere il coraggio di avviare un discorso nuovo. Questo ragazzo non aveva bisogno del carcere, ma di altro».

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