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Il fisco dell’Unione: un Grande fratello che spia le famiglie

L’Agenzia delle entrate annuncia il giro di vite sulle società costituite da parenti. Verifiche incrociate sui beni di lusso: "Spesso sono intestati alle aziende e non alle persone per evitare le tasse"

Il fisco dell’Unione: un Grande fratello che spia le famiglie

Roma - Sotto la lente del Fisco, non ci sarà più solo il singolo contribuente. I controlli dell’Agenzia delle entrate si concentreranno sui nuclei familiari. L’annuncio lo ha dato, in un’intervista al Corriere della Sera, Massimo Romano, rinominato direttore generale dell’Agenzia delle Entrate dal viceministro Vincenzo Visco, dopo una parentesi fuori dal ministero durante gli anni del governo Berlusconi. Romano ha anche coniato la definizione per il nuovo soggetto sul quale si concentrerà l’attenzione dell’amministrazione fiscale dell’era Prodi: la «famiglia fiscale». Un cambio di impostazione, che sarà accompagnato da controlli più attenti su situazioni a rischio, come le donazioni da genitori a figli, e società di comodo alle quali si intestano beni per «spersonalizzarli». Con una particolare attenzione per auto di lusso e barche. Sul fronte delle imprese i controlli si concentreranno sulle società di servizi.

«Con questa idea della famiglia fiscale - ha assicurato - non vogliamo fregare nessuno. Ma valutare insieme la reale capacità contributiva di una famiglia quando si ritiene che sia una entità economica». Per questo bisogna passare «dal singolo soggetto alla famiglia fiscale. Spesso - è la spiegazione di Romano - capita che un padre ricco regali la Porsche al figlio nullatenente. E una valutazione corretta del comportamento fiscale di questi soggetti rende necessaria l’analisi di tutta la famiglia». Romano ricorda che in Italia si evade «più di 100 miliardi di euro l'anno» e che «in nessun sistema retributivo si può eliminare del tutto l’evasione. Quello che si deve fare è cercare in tutti i modi di non rendere più conveniente non pagare le tasse».
I meccanismi che l’agenzia intende adottare sono quelli simili al redditometro. Cercare, cioè, di capire se i contribuenti evadono attraverso ciò che si possiede. E sotto esame finiranno anche i beni intestati a società di comodo. «Stiamo facendo - ha annunciato Romano - un’operazione che ci consentirà di abbinare alle persone fisiche le auto di lusso e le barche costose. Gran parte delle Ferrari che si acquistano in Italia vengono comprate da società. Vogliamo risalire ai veri utilizzatori di quei beni».
I controlli ci sono e funzionano. «L’anno scorso ne sono stati fatti 112mila per gli studi di settore, 73mila sul territorio e più di novemila sulle società con giro d’affari di oltre 5 milioni, ma i risultati si vedono meglio nel lungo periodo».

Meno generoso il giudizio nei confronti del governo di centrodestra, visto che il direttore dell’Agenzia delle entrate definisce quella attuale una «fase particolare: siamo appena usciti da una stagione di condoni». Quando il giornalista gli chiede se i risultati ottenuti nel 2006 (il 46 per cento di entrate in più rispetto al 2005) siano tutti merito di Prodi, si limita a rispondere: «la struttura ha tenuto». All’obiezione che si evadeva anche prima, Romano ha risposto sostenendo che «i condoni hanno alterato i comportamenti fiscali».
L’Agenzia delle entrate sta mettendo a punto anche la strategia per combattere l’evasione delle aziende. «Storicamente l’industria è stata più controllata delle società di servizi, mentre tutti gli studi ci dicono che proprio lì l’evasione è maggiore». In generale, per le società, Romano rileva «un uso strumentale della forma societaria per spersonalizzare la proprietà di immobili, macchine e barche». Una «risposta parziale» è stata «l’inasprimento della normativa sulle società».

Il resto arriverà con la famiglia fiscale.

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