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Fisco, entro l'estate arriva la riforma Il Cav: "Ci sopporterete fino al 2013"

Berlusconi rilancia l'azione di governo, a partire dalla riforma del fisco. E assicura: "Ci sopporterete fino alla fine della legislatura". Il dibattito sulla tenuta della maggioranza si svolgerà mercoledì 22 giugno. Ancora non si sa se ci sarà il voto. Miccichè se ne va: "Con me 10 deputati e 4 senatori"

Fisco, entro l'estate arriva la riforma 
Il Cav: "Ci sopporterete fino al 2013"

Roma - Due settimane cruciali. Si terrà il prossimo 22 giugno, nell’aula di Montecitorio, il dibattito sulla maggioranza che sostiene il governo, dopo la richiesta di verifica chiesta dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito ha spiegato ai capigruppo di Montecitorio (alla riunione di oggi mancava il rappresentante dei Responsabili) che il premier era disponibile a venire in aula il 21 ed il 22 giugno. Si è, quindi, deciso di scegliere la data del 22 per il dibattito a Montecitorio. Al termine del Consiglio dei ministri, il premier Silvio Berlusconi ha assicurato: "Nonostante l’appeal che la vita privata ha su alcuni di noi, dovrete sopportarci fino al 2013".

La manovra e la riforma del fisco "Quest’anno faremo un’opera di manutenzione di qualche miliardo, tre miliardi - ha spiegato Berlusconi - faremo nei prossimi anni quello che abbiamo già fatto negli anni precedenti". Non si tratta di nulla di preoccupante, ma di aderire alle indicazioni che la commissione Ue ha proposto al Consiglio dei capi di Stato e di governo. "Il nostro deficit bilancio è del 4,6%, meglio di noi solo la Germania, tutti gli altri Stati hanno deficit più elevati - ha spiegato il Cavaliere - la Francia ha 10 e mezzo per cento, la Polonia è al 7 e nove per cento per non parlare di Portogallo, Grecia e Irlanda, ma io credo che tutti si impegneranno per arrivare 'close to balance' nel 2014". Poi il Cavaliere ha assicurato che "il governo varerà la legge delega sul fisco prima dell’estate". "Ne abbiamo ripetutamente parlato in termini rispettosi e civili con Tremonti - ha aggiunto il premier - sono completamente destituite da ogni fondamento le notizie fornite da una stampa che sulla politica sta sempre più abbandonando la realtà".

Il disgusto dei cittadini Berlusconi ha, poi, spiegato che "i cittadini ci riconoscono la nostra attività governativa. Non ce la riconoscono i media". "Ma - ha puntualizzato il presidente del Consiglio - dagli ultimi focus risulta che il 50 per cento dei motivi che hanno portato gli italiani a non votare è il disgusto per la classe politica, per la rappresentazione che ne danno i media". "Un fatto molto negativo - ha valutato Berlusconi - per qualunque governo". "Gli italiani dovrebbero farci un monumento, se sapessero quello che il governo ha fatto per loro" perché "credo che veramente abbiamo portato avanti una attività che ha del miracoloso", ma non lo sanno perché i media mistificano la realtà. "Io mi ritrovo ancora ad essere sulla vetta nella considerazione dei cittadini", ha concluso il premier citando alcuni dati fra i quali quelli di Sarkozy al 21% di gradimento e di Zapatero sotto il 20%.

Il voto sulla maggioranza Ancora non è stato definito quando Berlusconi prenderà la parola, anche perché sarà necessario raccordarsi con il Senato. Né è chiaro se si voteranno delle risoluzioni, come richiesto l’Idv. Gli esponenti dell’Italia dei valori avevano chiesto anche la diretta tv sulle eventuali dichiarazioni di voto sulle risoluzioni, ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha replicato che la ripresa sarebbe autorizzata solo qualora si trasmettesse in diretta anche l’intervento di Berlusconi.

La maggioranza La calendarizzazione della data della verifica alla Camera, arriva all’indomani della inattesa doppia sconfitta di governo e maggioranza al Senato sul ddl anticorruzione e apre due settimane cruciali per la vita del governo: i referendum di domenica prossima, il raduno della Lega a Pontida domenica 19 giugno, il Cn del Pdl che dovrà ratificare la nomina di Angelino Alfano a nuovo segretario. E dentro il partito del premier come all’interno della maggioranza nei rapporti con la Lega e con il ministro Tremonti, salito ieri al Colle da Napolitano a illustrare la manovra da oltre 40 miliardi da realizzare quest’anno, le tensioni sono forti. Non è stata smentita l’indiscrezione di un nuovo incontro serale ieri fra i soli Bossi e Tremonti, dopo quello in notturna la sera prima anche con Berlusconi. Nel Consiglio dei ministri di oggi, oltre che su Tremonti, la manovra e la riforma fiscale, si annuncia possibile confronto-scontro con la Lega sul trasferimento al Nord dei ministeri previsto dalla pdl di iniziativa popolare su cui a Pontida inizierà la raccolta di firme che il ministro Pdl Galan ha ieri definito "puttanata intercontinentale".

Miccichè saluta Mentre dal fronte interno Berlusconi ha dovuto registrare la ratifica dell’annunciato da tempo addio di Gianfranco Miccichè e di 10 deputati e 4 senatori, pronti a dare vita con lui oggi ai gruppi parlamentari di Forza del Sud e domani a un vero e proprio partito: una Lega del Sud, controcanto al Carroccio nel centrodestra. "Il Pdl - ha detto oggi Miccichè - non è più un partito. Noi siamo stufi di subire i capricci di Bossi e della Lega. Oggi restiamo nella maggioranza come forza autonoma, alleati di Berlusconi. Ma i nostri voti non saranno mai scontati". L’annuncio del sottosegretario non è certo il miglior viatico, in vista del probabile voto del 22 giugno alla Camera e della fatidica quota 316.

Bersani attacca "Il governo - ha commentato il leader Pd Pierluigi Bersani, tornando a chiedere che Berlusconi e il suo esecutivo si presentino alla verifica parlamentare dimissionari - non sta più in piedi: siamo alla resa dei conti. Ormai è sotto gli occhi di tutti. Noi ne chiediamo da tempo le dimissioni e ce ne è abbastanza per averle, indipendentemente dal risultato del referendum.

Anche se certamente una forte partecipazione popolare al voto darà più forza alla spinta per il cambiamento".

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