Enrico Lagattolla
da Milano
Milleottocento euro che infiammano i poli. Un versamento con cui Silvio Berlusconi chiude le pendenze con lerario e apre a nuovi dissidi tra maggioranza e opposizione. Da un lato, i Ds che chiedono uninterpellanza parlamentare urgente. Dallaltro, Forza Italia che denuncia una «continua e indecorosa campagna di delegittimazione».
Una questione politica da una vicenda giudiziaria. Teatro, il Tribunale di Milano, dove il presidente del Consiglio è imputato assieme ad altre tredici persone per frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio per presunte irregolarità nellacquisto di diritti cinematografici e televisivi da parte di Mediaset. Lo scorso 15 dicembre lAgenzia delle Entrate (parte offesa nel procedimento) scrive alla Procura chiedendo che venga messo a disposizione il fascicolo dellinchiesta, «al fine di procedere ad accertamento fiscale nei confronti del contribuente Silvio Berlusconi», per il quale i magistrati milanesi ipotizzano unevasione fiscale.
Così avviene. Il 23 dicembre una copia del fascicolo è pronta. Passano cinque giorni e Vincenzo Gentile, direttore dellufficio 5 di Milano dellAgenzia delle Entrate, scrive alla Procura che «in sede di ultimazione dellattività istruttoria è emerso che il contribuente Silvio Berlusconi ha presentato istanza di integrazione degli imponibile per gli anni pregressi, cosiddetta dichiarazione integrativa semplice ai sensi dellarticolo 8 della legge 289 del 2002». Un versamento di 1.500 euro per gli anni dal 1997 al 2001, e un secondo da 300 euro per il 2002. E lerario archivia la segnalazione della sua Direzione regionale per la Lombardia, datata 12 dicembre.
Chiusa la pratica, aperto il fronte politico. «È vero che a Silvio Berlusconi sono bastati 1.800 euro, versati in due tranche, per sanare un contenzioso con lerario stimabile in alcune decine di milioni di euro?». Un interrogativo da Botteghe Oscure, uninterpellanza urgente, che sarà discussa alla Camera giovedì prossimo. Primi firmatari, Luciano Violante e i componenti dellufficio di presidenza dei Ds. La pietra dello scandalo, la legge 289/2002, varata dallattuale Governo. Al ministro dellEconomia Giulio Tremonti si chiede «se lAgenzia delle Entrate abbia archiviato una posizione oggetto di indagini giudiziarie relative al caso Mediaset, sulla base del ricorso da parte del contribuente Silvio Berlusconi ai benefici del condono previsto da una legge di cui il presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, ha pubblicamente e ripetutamente assicurato di non usufruire». Allineati sotto la Quercia. Dal presidente Massimo DAlema («il premier si è fatto uno sconto fiscale con il condono varato dal suo Governo») al capogruppo in Senato dei Ds Gavino Angius («ora gli accertamenti, dice lAgenzia delle entrate, non sono più eseguibili. Alla faccia della questione morale e della separazione tra politica e affari»). Ancora, botta e risposta tra il leader della Margherita Francesco Rutelli («Solo Berlusconi può avere la faccia tosta di dire che da quando è al potere ha tutelato gli interessi della nazione e non dei suoi») e il portavoce del premier Paolo Bonaiuti («Ci vogliono la meschinità e la faccia tosta di Rutelli per attaccare il presidente del Consiglio su una pura formalità»).
Dagli scranni di Palazzo Madama, replica Renato Schifani. «Berlusconi è un cittadino italiano come milioni di altri e si avvale di norme che riguardano la collettività. Angius ha un concetto della democrazia molto singolare». Compatti, i vertici di Forza Italia. «Il presidente del Consiglio, negli anni nei quali si è dedicato allimprenditoria, ha dimostrato di essere uno dei maggiori contribuenti italiani». La difesa di Osvaldo Napoli, membro del direttivo azzurro. Poi, lattacco.
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