Il fiuto di Maltese non perde un colpo Ma al contrario

Caro Granzotto, non avendolo lei commentato, ritengo le sia sfuggito l’ultimo pregevole articolo del catastrofista Curzio Maltese. Un capolavoro di «repubblichese» - menzogne, ipocrisie e pregiudizi - che sottopongo in sintesi alla sua attenzione. «La favola della Protezione civile è franata sotto i colpi degli scandali, delle prove inconfutabili sul sistema di ruberie nascosto dietro la figura di Capitan Terremoto, Guido Bertolaso»; «A Milano i pasticci del Pdl intorno alla presentazione della lista mandano in frantumi il mito dell’efficienza berlusconiana proprio nella patria lombarda»; «L’Europa ci ricorda che a Napoli il problema dei rifiuti non è stato affatto risolto ma solo rimosso»; «I grandi giornali anglosassoni si interrogano sul pericolo per l’Europa, non della Grecia, ma del possibile fallimento dell’Italia»; «Tutto precipita, il grande affabulatore balbetta»; Berlusconi «ha capito che ormai il sipario è strappato, il filo del Grande Racconto in cui ha saputo avvolgere l’Italia è perso per sempre. Siamo alla fine». A lei il commento.
Milano

Bisogna ammetterlo, caro Bruno: la prosa accigliata e lugubre di Curzio Maltese, la sua visione quaresimale, vagamente iettatoria della società sorda al verbo «sinceramente democratico» non induce al buonumore. Però, risultando la più alta rappresentazione di ciò che i repubblicones intendono per informazione corretta, è sempre interessante. Da delibare un centello dopo l’altro. Vediamo «nello specifico», come s’usa dire in cretinese: l’aver fornito a tempo di record alloggi ai senzatetto dell’Aquila, una «favola». Bon. Il mito dell’efficienza del berlusconismo meneghino che si infrange sul nulla, essendo stata la lista Formigoni prontamente riammessa due volte nientepopò di meno che dal venerato Tar. Questa è bella: l’Europa ricorda che a Napoli il problema dei rifiuti non è risolto. Ma va? Peccato si riferisse alle gesta del duo della monnezza Bassolino&Iervolino, cioè a prima del fulmineo e risolutivo blitz del Cavaliere. Ah, caro Bruno, l’informazione corretta! Che bella cosa, come ci si inzuppa volentieri il pane. E quella dei soliti «grandi giornali anglosassoni»? Una fissa, per i valorosi colleghi del piccolo giornale italiota. I quali, consapevoli che quanto ad autorevolezza, beh, lasciamo perdere, per fornire alle loro panzane il marchio di qualità quelli tirano in ballo, i «grandi giornali anglosassoni». Ma santa polenta, dove avranno letto che non della bancarotta della Grecia, ma del fallimento dell’Italia è preoccupata l’Europa, dove avranno letto che il Belpaese sta portando i libri in tribunale? Su quali giornali anglosassoni? Facciano un nome, uno solo. Disposti a dargliela buona anche se la testata giornalistica non fosse poi così «grande», anche se si trattasse dell’Aberaeron Today o del Vacaville Reporter.
C’è poi il fiuto. Che non è un dono, ma il risultato di approfondite letture, di rigorosi analisti, di poderose riflessioni, roba da frantumare il cervello. Non si diventa autorevoli commentatori di politica se non si dispone di naso appropriato. Sarà perché Largo Fochetti è un po’ l’accademia di West Point dei nasi, sarà perché, come insegna D’Avanzo, il naso lo mettono dappertutto, anche nella biancheria intima delle escort, ma a fiuto i repubblicones non li batte nessuno. Ogni colpo una tacca. Così, quando il bravo Maltese scrive, riferendosi al Berlusca: «Siamo alla fine», brrrr...

(ma poi chissà perché ci torna in mente quanto il suddetto bravo Maltese scrisse nel giugno del 2006: «L’epopea del berlusconismo si è compiuta in cinque anni del governo ed è difficile se non impossibile immaginare il ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi». Difficile se non impossibile. Ammappelo che fiuto!).

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