Il flagello biblico del digitale tv

Il flagello biblico 
del digitale tv
Qualcuno dovrà pur dirlo: il digitale terrestre sta abbattendosi nelle case degli italiani come un flagello biblico. A mano a mano che il nuovo sistema televisivo arriva in nuove zone, nelle case di famiglie e pensionati si scatena il finimondo. Prima l’angoscia della sparizione di ataviche certezze, con tutti i canali fissati sul proprio telecomando che improvvisamente si volatilizzano. A seguire, il vuoto. Quelli nuovi, così euforicamente pubblicizzati in mesi e mesi di battage pubblicitario, non entrano. C’è chi vede solo i tre della Rai, chi solo Mediaset, La7 non la vede nessuno, qualcuno proprio non vede più niente. Partono le telefonate a parenti e amici, tu prendi Rai5?, figurati, non prendo più nemmeno il primo. In rapida successione: telefonate ai coinquilini, per sapere se anche loro sono conciati allo stesso modo. Telefonata all’amministrazione condominiale, per chiedere indicazioni. Telefonate ai tecnici dei negozi specializzati (quelli vengono, provano un’ora a fare le stesse cose fatte da noi, quindi esibiscono parcellina per la chiamata e allargano le braccia, pronunciando le laconiche parole: non dipende da me, bisogna aspettare che sistemino il sistema). Cosa dire: fosse solo per i ragazzini che non escono nemmeno più di casa, o per tanti di noi che distrattamente guardano il programma notturno per prendere sonno, questi black-out sarebbero anche sopportabili. Persino terapeutici, come una cura disintossicante. Ma c’è tutto un pubblico di anziani e di infermi, in giro per l’Italia, che ha fatto del televisore l’amico più intimo e più fedele. Tanti pensionati possono concedersi soltanto questo genere di compagnia. Per loro, il digitale terrestre si sta rivelando una crudeltà. Davanti a quei teleschermi grigi e innevati, si vedono negati la tranquillità e l’equilibrio della giornata. No, non è una cosa da poco, questo sgangherato inizio del digitale terrestre. E’ la dimostrazione che non sempre il futuro ha ragione a prescindere. Che anche il futuro ha le sue zone d’ombra. E che comunque è meglio prepararlo con calma.

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