Flavio Oreglio, umorismo sopra le righe

Non ho fatto che pensare a voce alta», dice. Però poi quando quel pensiero finisce su carta e qualcuno, ad esempio Mario Capanna, lo inserisce «sulla scia di Immanuel Kant», beh, la curiosità di andare a sbirciare tra quei pensieri si fa forte. Per la sparata di cui sopra, ma anche perché lui, Flavio Oreglio, è uno dei migliori cabarettisti sulla scena nazionale.
Questa sera, alla libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte, l'attore milanese, stella del programma tv Zelig (venerdì prossimo, nella ricca rotazione di cabarettisti, torna su Canale 5 alla corte di Claudio Bisio, ndr), presenta «Non è stato facile cadere così in basso» (Bompiani, p.131, 14 euro), capitolo secondo di quello che fu un successo letterario, e cioè «Siamo una massa di ignoranti. Parliamone».
A scanso di equivoci, bisogna dire che quelli di Oreglio non sono i classici libri in odor di cabaret che tanti suoi colleghi sfornano in economia di pagine e a caratteri extra large: il caustico autore delle celebri «poesie catartiche» è un fiume in piena di riflessioni tra l'ironico, il filosofico, il desolato. Sull'Italia, il mondo, il cattivo stato dell'insegnamento, soprattutto della matematica e della storia. Si ride, e si ride spesso, ma per non piangere. Poi, qui e là, affiora qualche discutibile cattiveria di troppo (esempio: «Chi semina odio, raccoglie Twin Towers»), ma si sa che per una battuta efficace un buon comico appenderebbe al muro anche mammà.
L'ispirazione di base di questo libro sarà poi la cornice dello spettacolo che Flavio Oreglio porterà in teatro, dal prossimo gennaio. In effetti, sono tempi rosei per i comici: il popolo li elegge a masanielli, i politici li temono, e la tentazione di pontificare è forte. «Ma non per me - specifica Oreglio - è vero lancio strali, ma sempre con leggerezza. Non datemi dell'opinionista, per favore, io detesto gli opinionisti. Il mio libro è nato dal dialogo con chi mi sta intorno e, in fondo, è una richiesta di confronto con chi ne sa di più di me. Infatti, porto in giro il libro per discutere con la gente.
Tra le pagine di «Non è stato facile cadere così in basso» si alternano vignette, tabelle e una carrellata di pensieri esistenziali brucianti (talvolta, un bel po' misogini) tipici dell'Oreglio style, come «non si possono servire due padroni: per questo esiste la monogamia», o «gli uomini portano spesso mazzi di fiori alle donne.

Le donne ricambiano la gentilezza, una volta vedove», o «le belle ragazze che da bambine hanno ricevuto i regali da Babbo Natale, quando sono grandi si mettono con Briatore. Perché? Perché hanno nostalgia di un tizio grasso, vestito malissimo e che le ricopre di doni», o infine «non esistono donne brutte, solo uomini che non si sono fermati a bere con gli amici». Oreglio dixit.

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