Come sapete, non abbiamo mai voluto entrare direttamente nelle vicende che hanno coinvolto la Fondazione Carige. Sostanzialmente perchè, dallesterno, non avevamo tutti gli elementi necessari per giudicare quello che è successo. E, quando non si sa o si sa poco, è meglio tacere. A me, almeno, hanno sempre insegnato così. Diverso è il caso dei giudizi sulle persone. E così come noi - scandalosamente quasi soli nel panorama giornalistico - abbiamo reso lonore delle armi al presidente dimissionario (quasi dimissionato) Vincenzo Lorenzelli e abbiamo fatto lelogio postumo della sua buona gestione della Fondazione, oggi ci pare sacrosanto fare lelogio preventivo del neopresidente Flavio Repetto.
Certo, nei confronti del cavalier Repetto, anche personalmente, ho un pregiudizio positivo. Non dimenticherò mai che, insieme ad altri amici, è stato il padrone di casa in una cena che festeggiava, fra laltro questo Giornale di Genova e della Liguria. Insomma, Repetto anche nei nostri confronti è stato ed è sempre un vero signore. E non solo perchè, pur non potendo essere a tavola, ha pagato il conto quella sera. E non solo perchè non ha mai chiesto un favore o una riga sul giornale, rispettando sempre in tutto e per tutto il nostro lavoro.
Già lì si poteva tranquillamente capire che Flavio Repetto non era un imprenditore «alla genovese». Il resto, poi, lo dice la sua storia che lui racconta con una punta dorgoglio e di civetteria, facendosi forte, anzichè debole, del fatto di aver preso la laurea solo honoris causa. Facendosi forte, anzichè debole, della sua storia di imprenditore che si è fatto da solo e senza aiuti pubblici.
Del resto, ribadisco, è la sua storia a parlare per lui. Da quando serviva personalmente in tavola alla mensa dei camalli, a quando - un po alla volta - con una tenacia e una perseveranza straordinarie, ha lottato per difendere marchi storici come Elah, Dufour, Novi e Buratti. Come dire, la storia del cioccolato in Italia.
È dolce anche umanamente, il cavalier Flavio. Risoluto, a tratti schiacciasassi nel lavoro, ma pronto a sdrammatizzare e ad ironizzare su tutto. Talmente vero, ai confini del naif, da ridere lui per primo delle sue battute, non senza aver cercato il sorriso di chi gli sta a fianco. Assolutamente educato e non arrogante, pronto ad ascoltare. Una bella persona.
Poi, certo, Repetto è anche uno che non le manda a dire. E la sua battuta alla presentazione del nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Carige, è un manifesto programmatico su cosa potrebbe diventare Genova e su cosa oggi non è: «Poteri forti? Mi auguro che ce ne siano di più, non di meno.
Più che una battuta, è un manifesto programmatico. Che sottoscriviamo alla virgola. Dolce Flavio.
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