(...) per chiedere a Gianfranco Fini, tuttora indagato per la vicenda della casa di Montecarlo, di lasciare la poltronissima di Montecitorio. Insomma anche Murolo, che pure è persona perbene e sulla cui buona fede è impossibile dubitare, entra nel club di chi la mattina disquisisce contro le leggi ad personam e di sera si applica le regole a misura del proprio leader.
Nella fattispecie delle dimissioni richieste a Pastorino poi, i rappresentanti di Futuro e Libertà insistono sul problema delliscrizione a registro degli indagati, in quanto lassessore è intestatario delle utenze del centro sociale Buridda di via Bertani, occupato abusivamente. Fatto ben noto e politicamente già abbastanza rilevante, che però mai fino ad ora aveva portato alla richiesta di dimissioni. Quella, la richiesta di dimissioni, è invece arrivata con latto giudiziario.
Il comunicato firmato dal consigliere Murolo (e dal coordinatore regionale del Fli Enrico Nan) chiude persino con un parallelismo che dovrebbe inchiodare Pastorino, ma che potrebbe tranquillamente essere applicato a Fini: «Se è giusto chiedere le dimissioni del capo del governo quando è accusato di gravi reati, non si può derogare alla stessa richiesta quando sotto accusa finisce un proprio alleato. Il valore della legalità va difeso sempre».
Un deciso passo verso posizioni giustizialiste, che potrebbero confermare un altro indizio regalato da un comunicato stampa. Ieri infatti è arrivata una nuova presa di posizione sul caso Acquasola. In calce erano riportati i nomi dei consiglieri Manuela Cappello (gruppo Misto in quota «grillini»), Antonio Bruno (Rifondazione) e appunto Murolo. Appena martedì, il giorno prima, sullo stesso tema, Murolo aveva firmato un altro comunicato insieme ad altri colleghi, ma nellelenco comparivano anche i nomi di Angela Burlando e Arcadio Nacini (vendoliani). In un giorno, dalla strana coalizione si sono sfilati quelli della sinistra più «pacata», cioè i vendoliani, mentre Murolo si è trovato al fianco dei compagni più duri e puri.
Tutti particolari che rendono difficile una collocazione certa nel quadro politico dell«Altra Genova», pur nella consapevolezza che il nuovo gruppo in consiglio comunale non deve essere identificato con il partito di Gianfranco Fini. Insieme al finiano (lui sì) Murolo, si sono uniti il senatore Enrico Musso e dal consigliere Emanuele Basso, entrambi ex Pdl, ma non aderenti (almeno per il momento) a Futuro e Libertà. Resta il fatto che un esponente della nuova formazione consiliare stia scegliendo posizioni vicine a quelle della sinistra radicale.
Va anche peraltro detto che Murolo conferma di essere anche consigliere comunale battagliero, sempre pronto a sostenere la sua posizione sugli argomenti più scomodi che riguardano la città, come già faceva dai banchi del Pd. Insomma, con le nuove iniziative sembra voler confermare di essere il vero motore, se non proprio il leader effettivo di Fli a Genova. Il coordinatore cittadino del partito di Fini sarebbe in realtà Gianfranco Gadolla, i cui interventi sono però assai limitati. Aspetto che contribuisce ad affidare il compito di tracciare la linea proprio alle iniziative del consigliere comunale.
I finiani per la verità in questo momento sono impegnati nellorganizzazione della cena-incontro con il leader nazionale, che pur da presidente della Camera non dimentica di svolgere il suo ruolo partitico. Sabato Fini sarà a Genova, allo Sheraton, e i dirigenti di Fli stanno facendo una gran pubblicità allevento per evitare un rischio di flop che il presidente della Camera in passato, proprio a Genova, ha dimostrato di non gradire, azzerando i vertici dellallora federazione di An.
Difficile credere che quel giorno arriverà un comunicato per chiedere le dimissioni da incarichi pubblici di chi risulta indagato.
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