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Fmi, pronto il bond da 150 miliardi Berlino aiuta le Borse

Dall’Islanda al Pakistan, sono ancora molti i fronti aperti della peggior crisi dal dopoguerra. Servirà infatti per aiutare i Paesi in grande difficoltà, l’emissione di bond fino a 150 miliardi di dollari che il board del Fondo monetario internazionale ha approvato ieri. Cinquanta miliardi saranno investiti dalla Cina, che preme affinché il vertice del G8 dell’Aquila sia occasione per discutere della creazione di una nuova moneta di riserva internazionale. Una richiesta che ha spinto l’euro oltre 1,42 dollari.
Anche se il puzzle della ripresa resta privo di tasselli fondamentali per la sua ricostituzione, ieri nelle Borse è tornata la voglia di rialzo: ha chiuso in progresso Wall Street (+0,68% il Dow Jones, +0,58% il Nasdaq); e, alla vigilia della riunione della Bce (salvo sorprese, tassi fermi all’1%), ha fatto bene l’Europa. Nel Vecchio continente i guadagni, mediamente pari al 2% (+1,99% Milano), sono stati innescati dalla decisione del governo tedesco di creare una bad bank e, soprattutto, di anticipare al 30 giugno 2008, cioè prima del fallimento di Lehman Brothers, la valutazione degli asset tossici. Inizialmente la dead line era stata fissata al 31 marzo 2009. Si tratta di una novità fondamentale per gli istituti tedeschi. Commerzbank (+18% ieri a Francoforte) potrebbe per esempio realizzare nel breve termine una plusvalenza di un miliardo di euro. Il nuovo progetto di legge, che dovrà essere votato domani dal Parlamento, dovrebbe dunque convincere le banche tedesche, che finora non si sono ancora espresse, ad appoggiare questa soluzione.
Più complicato trovare la chiave in grado di rimettere in moto il mercato del lavoro statunitense. Per oggi sono attesi i dati ufficiali sulla disoccupazione in giugno: gli economisti prevedono un rialzo del tasso al 9,6% e la perdita di 363mila posti di lavoro. La Corporate America continua infatti a tagliare, seppur a un ritmo meno intenso: 473mila i posti cancellati in giugno (532mila in maggio), secondo il sondaggio della società Adp. Un altro rapporto diffuso da Challenger, Gray & Christmas ha evidenziato che i licenziamenti programmati sono scesi del 9% rispetto a un anno fa (da 81.755 a 74.393). Le prospettive per il prossimo futuro non sono del resto incoraggianti: lo stesso presidente Obama ha di recente ammesso che il tasso dei senza-lavoro supererà il 10%. Difficile infatti ipotizzare un immediato recupero delle assunzioni non appena la ripresa si sarà manifestata. Gli esperti non escludono anzi un peggioramento della situazione nel 2010, anno in cui l’America dovrebbe tornare a crescere. È tuttavia evidente che se la recovery dovesse manifestarsi prima del previsto, la ripresa del mercato del lavoro sarebbe più rapida.

Molto dipenderà dall’andamento del settore manifatturiero, attualmente in risalita: l’indice Ism ha toccato il mese scorso i 44,8 punti, contro i 42,8 del mese precedente e a fronte di attese medie degli analisti per 44,5 punti. Positive anche le indicazioni dal comparto immobiliare, dove le vendite delle case esistenti hanno segnato un +0,1 in maggio, quarto aumento consecutivo.

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