Un «foglio di via» caccia da Milano il tele-disturbatore

Due anni senza poter mettere piede a Milano. «Foglio di via» per il noto tele-contestatore Gabriele Paolini, colpevole di «oltraggio e vilipendio della Repubblica e delle istituzioni costituzionali». Gli episodi che lo vedono coinvolto non si contano (così come la sua collezione di «fogli di via»: è stato già allontanato da Venezia, Salsomaggiore, Fiumicino e Roma) ma quello che ha interessato la questura milanese si riferisce a quanto accaduto il 9 maggio scorso, Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, mentre il premier si trovava nell’aula del processo milanese per il caso Mills. Paolini, davanti l’ingresso del tribunale, megafono alla mano, si è spogliato, e in costume da bagno, ha lanciato il malocchio al Cavaliere, augurandogli di diventare impotente. La performance del disturbatore è proseguita con una foto di Berlusconi data alle fiamme: «Deve bruciare anche lui, simbolicamente». Parole e atti che hanno determinato il provvedimento firmato dal questore Alessandro Marangoni, notificato ieri pomeriggio.
E proprio ieri a Milano Paolini è stato protagonista dell’ennesima performance.

In mattinata davanti alla sede della Lega di serie A dove era in corso l’assemblea delle società di serie A, ha costretto la troupe di Mediaset a interrompere un collegamento in diretta con il telegiornale sportivo e poi ha bruciato una fotografia di Berlusconi urlando improperi con un megafono. Sul posto è intervenuta la Digos, mentre la troupe di Mediaset ha spostato la postazione dal marciapiede all’interno della sede della Lega.

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