Gian Maria De Francesco
da Roma
La retromarcia del governo sui tagli alla scuola adombrati dalla bozza della Finanziaria ha soddisfatto, almeno temporaneamente, il presidente della commissione Cultura della Camera, Pietro Folena (Prc). Ma la possibilità di nuovi interventi sulla pubblica amministrazione è sempre presente e una componente importante della maggioranza ha già lanciato un preciso messaggio a Palazzo Chigi: «La spesa pubblica va innanzitutto riqualificata».
Onorevole Folena, la bozza, come ha detto Padoa-Schioppa, è «inattendibile». Prodi vuole «riarmonizzare» questo capitolo di spesa. Come si spiega quello che è accaduto ieri?
«Anche nella fase di formazione del Dpef erano stati dati messaggi equivoci quando si è sostenuta la tesi che in Italia ci sono troppi insegnanti per ogni alunno. Questa tesi mi sembrava sbagliata e l’abbiamo detto. Sembrava essere riemersa. Il modo con cui il sindacato ha reagito è stato determinante. Non voglio cantare vittoria, ma mi pare che sulla scuola e sul settore pubblico ci siano state correzioni molto radicali».
Insomma, un salvataggio in calcio d’angolo.
«Per il momento. La partita deve ancora finire. La stabilizzazione dei precari è un punto ineludibile. Abbiamo l’occasione per aprire le porte dell’insegnamento ai giovani».
E per quanto riguarda la dinamica delle retribuzioni?
«Aspettiamo la Finanziaria. La questione retributiva e la stabilizzazione del precariato sono fondamentali. E poi ci vuole attenzione per l’edilizia scolastica. Nel governo c’è stata qualche resistenza a recepire la nostra voce».
Bisogna tenere conto che la sinistra ieri ha esercitato la propria influenza sul governo.
«Non sono intervenuti solo Rifondazione, Pdci e Verdi. Anche Ds, Margherita e lo stesso ministro Fioroni hanno esternato la loro preoccupazione. Bisogna guardare i singoli capitoli di spesa: c’è quella inefficace che si può tagliare, mentre ci sono altri settori che si possono qualificare. Il vero tema da mettere sul tavolo è il bisogno di una grande industria culturale, di una Rai che non va privatizzata, delle grandi infrastrutture di telecomunicazioni importanti per lo Stato. Tutto questo può trasformarsi in una nuova fase di sviluppo».
Ci può spiegare il suo richiamo al programma dell’Unione?
«Il programma dell’Unione è rigoroso. Il nostro slogan non è “tiriamo la corda”, ma “nulla fuori dal programma”».
E allora Padoa-Schioppa come può muoversi?
«Noi esprimiamo apprezzamento per il ministro dell’Economia, ma la sua impostazione è stata in questi mesi troppo ricettiva nei confronti di Bruxelles. Francia e Germania non si sono fatte venire l’ossessione del debito. Bisogna qualificare la spesa pubblica. Non trovo commendevole che quotidiani quotati in Borsa prendano denari dalla presidenza del Consiglio».
È favorevole all’istituzione di una «cabina di regia» per Prodi e Padoa-Schioppa?
«Credo ragionevole che sulle grandi scelte economiche i partiti siano preventivamente coinvolti per evitare stop and go. Anzi, per fortuna in questo caso si è trattato di un go and stop».
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