Politica

UNA FOLLE PANTOMIMA

Finalmente abbiamo le regole d’ingaggio, ovvero che cosa dovrebbero andare a fare i nostri soldati in Libano: tutto, possibilmente sparare sui soldati di Israele, ma non disarmare Hezbollah, come voleva la risoluzione dell’Onu. È contento adesso il capo del governo di Gerusalemme Olmert? Ecco quello che riferisce l’agenzia Reuters: «L'uso della forza, “compresa la licenza di uccidere”, è autorizzata anche per difendere le forze armate libanesi a cui potrebbero essere associate truppe Onu, se l'autore o gli autori della minaccia sono armati. La forza dovrà essere proporzionale al livello della minaccia. Ma il livello della risposta potrebbe anche essere più elevato».
Traduzione: i soldati che andranno in Libano, non andranno a disarmare i terroristi hezbollah, che il governo libanese ha dichiarato far parte delle sue stesse forze armate, ma andranno in Libano a «difendere le forze armate libanesi», cioè gli hezbollah incorporati nell’esercito libanese. E a difenderli da quali attacchi? La risposta è scandalosamente ovvia: i nostri soldati fiancheggeranno le forze armate libanesi per proteggerle, hezbollah compresi, da contrattacchi israeliani in risposta al lancio di nuovi missili.
Ed ecco quindi spiegato l’entusiasmo guerrafondaio dei nostri pacifisti: vogliono che gli italiani siano, nella loro immaginazione malata ma attivissima, i nuovi marines che sparino sugli israeliani. E, se ci fate caso, tutti i conti tornano: non è forse vero che ferve a sinistra un ampio dibattito sul parallelismo tra hezbollah e Resistenza? E non sono forse gli ebrei i nuovi nazisti? E non è stato forse un momento di imbarazzo da oscurare con la disinformazione quello in cui si è scoperto che il giovane Angelo Frammartino è stato pugnalato a morte «per sbaglio», nel senso che il partigiano era sicuro di uccidere un ebreo?
E non avete notato la fretta con cui il padre della vittima ha perdonato il boia di suo figlio? E non avete notato come le femministe siano rimaste zitte con la coscienza coperta da tre strati di crema a protezione totale della vergogna dopo lo sgozzamento di una ragazza musulmana in Italia da parte di paparino suo? E non avete notato l’altro fatterello stranissimo per cui i nostri ambientalisti pronti a urlare per una patata geneticamente modificata non hanno fiatato, né fiateranno mai per la costruzione di armi nucleari da parte dell’Iran che impicca le sue figlie per le quali le femministe non muovono un dito?
Stiamo facendo un minestrone di cose diverse? Macché: stiamo infilando in unico filo tutte le perle della stessa collana. L’Italia del governo Prodi sta godendo i benefici del prestigio internazionale costruito dopo i cinque anni di governo Berlusconi che hanno fatto del nostro Paese un protagonista della politica estera. E spende questo patrimonio per compiere un’operazione semplicemente oscena: andare in Libano per fiancheggiare «la resistenza», ovvero i terroristi, legare le mani di Israele per impedirne l’autodifesa e oscurare la bara già arrivata, quella del pacifista scambiato per ebreo, e quelle che inevitabilmente verranno.
A questo punto ci chiediamo però che intenzione abbia il centro destra: ora tutto è chiaro, non ci sono più equivoci sulla vera natura della missione Onu costruita da D’Alema, l’equivicino della reazione sproporzionata. D’Alema l’abbiamo capito: ma noi, che cosa ci stiamo a fare? Il governo Prodi ha forse offerto un tavolo delle decisioni comuni e condivise, con responsabilità comuni e condivise? No. E allora basta, per favore, con questa disgustosa pantomima. I soldati italiani restino a casa e il centro destra si decida a dire un no forte e chiaro e la smetta di tentennare.
p.

guzzanti@mclink.it

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