Fondi, a febbraio raccolta negativa Il rosso vale 1,7 miliardi di euro

Oltre un miliardo di euro raccolto a febbraio dai fondi azionari, bilanciati e flessibili. È quanto segnala Assogestioni nelle anticipazioni dell’andamento mensile dei fondi comuni italiani ed esteri. Numeri che però fanno il paio con gli 2,7 miliardi di deflussi e che portano dunque a chiudere il mese in rosso. In particolare i flessibili hanno accantonato 439 milioni di euro per un patrimonio che ora vale il 15 per cento degli asset complessivi (68,8 miliardi). Gli azionari hanno ottenuto 377 milioni di euro e, spinti dall’andamento dei mercati e dall’attività di gestione, hanno terminato provvisoriamente il mese scorso con un patrimonio di 107,6 miliardi di euro, il 23 per cento circa degli asset del settore. Mese positivo anche per i prodotti bilanciati che hanno messo a segno 273 milioni di euro arrivando a un patrimonio di 21,8 miliardi, pari al 5 per cento degli asset investiti in fondi comuni. Raccolta negativa di 287 milioni di euro invece per i fondi hedge che vantano asset pari a poco meno di 12 miliardi, il 2,6 per cento del patrimonio complessivo gestito in fondi comuni di investimento.
Per gli obbligazionari Assogestioni registra 1,1 miliardi di euro di deflussi e un patrimonio di 185,6 miliardi, equivalente al 41 per cento del patrimonio investito in fondi comuni mentre i riscatti per i prodotti di liquidità sono stati pari a 1,4 miliardi e il patrimonio si assesta a quota 58,2 miliardi, il 13 per cento degli asset totali). I fondi di diritto estero hanno chiuso con una raccolta positiva per 1,3 miliardi di euro. Dai prodotti round-trip sono stati registrati afflussi per 1,4 miliardi di euro mentre dai prodotti cross-border il computo provvisorio vede dominare riscatti per 66 milioni di euro.

Il patrimonio dei fondi esteri vale oltre il 58 per cento degli asset impiegati in fondi comuni ed è pari a 266 miliardi di euro. Al 31 gennaio, sottolinea l’associazione presieduta da Domenico Siniscalco, il 76 per cento del patrimonio è gestito dai gruppi italiani e il restante 24 per cento fa capo ai gruppi esteri.