Fondi neri ai partiti, a Bari la sinistra torna a tremare

Desirée Digeronimo, magistrato della Procura di Bari, è appena rientrata dalle ferie d’agosto. E la sinistra, da quelle parti, subito ripiomba nel panico. Fanno paura i faldoni scoperchiati, un mese fa, su certi affari poco puliti dei partiti che sostengono la giunta regionale di Nichi Vendola. Con l’ex assessore pugliese e oggi senatore Pd, Alberto Tedesco, definito dai magistrati «il vertice di un’organizzazione criminale» finalizzata alla corruzione e alla concussione, legata alla mafia nella gestione di appalti pubblici, smaltimento dei rifiuti e forniture ospedaliere. Nel mirino poi il ruolo di alcuni imprenditori, che avrebbero finanziato le formazioni del centrosinistra locale avendo ottenuto dalla Regione appalti e incarichi anche con il meccanismo della licitazione privata.
Il guaio è che non finisce qui. Ora nell’inchiesta - che vede indagate una quindicina di persone - spuntano «operazioni finanziarie sospette» e «distrazioni di somme» che suggerirebbero il riciclaggio di denaro, in certi casi addirittura sottratto al fisco. Fondi neri in piena regola, insomma. Le verifiche già disposte dalla Dda riguardano i conti correnti degli imprenditori in odore di essere i finanziatori occulti. Proprio all’inizio del mese erano state perquisite le sedi baresi dei partiti della maggioranza di centrosinistra (Pd, Socialisti autonomisti, Sinistra e libertà, Prc e Lista Emiliano), e acquisiti i relativi bilanci, allo scopo di chiarire l’ipotesi di illecito finanziamento. In sostanza, le società in questione potrebbero aver camuffato i documenti contabili per nascondere i trasferimenti illeciti ai partiti tramite voci fittizie come manutenzione, spese di pubblicità e marketing.
Secondo l’accusa, il sistema ideato da Tedesco poteva contare sui manager delle Asl «amici». Dall’indagine erano emersi anche i presunti interessi di Tedesco con il mondo imprenditoriale, «nel quale figurano società direttamente o indirettamente riconducibili alla sua famiglia», che da tempo opera nel settore delle protesi sanitarie. Per capire: in una conversazione, intercettata da una microspia il 30 giugno 2008, Tedesco parla con l’imprenditore Diego Rana di ipotetiche correzioni da apportare al piano sanitario. Testuale: «Ti preparo un appuntino?», chiedeva l’imprenditore che dirige a Bernalda (Matera) un centro di riabilitazione. E lui: «No! Non c’è bisogno. Basta che mi dici gli errori dove stanno». Ecco cosa imbarazza davvero i compagni in Puglia, più del filone ancora aperto sul caso Tarantini, i giri di droga nella Bari bene e la scuderia di escort a disposizione dei politici (rigorosamente bipartisan).
Vendola il governatore di questo non parla, non pensa affatto a defilarsi, anzi rilancia: «Sono sempre stato pronto a ricandidarmi».

Intanto gli uffici della Procura al lavoro sulla Sanitopoli pugliese riaprono i battenti. La Digeronimo evita i cronisti ma butta là una battuta: «Vedrete, dopo quest’inchiesta mi toccherà lasciare la toga...». C’è del marcio nel Tavoliere e Patrizia D’Addario stavolta non c’entra.

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