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Fonsai, la Procura lancia l’allarme crac

Milano«Dottor Novarese, ci racconta come è andata?». Macché. Fila via più veloce che può Andrea Novarese, direttore generale di Fonsai, che ha appena finito tre ore di interrogatorio con il pubblico ministero Luigi Orsi. Tre ore per scavare sull’impero barcollante di Salvatore Ligresti, sulle scatole cinesi che contengono la fortuna dissolta dell’Ingegnere venuto da Paternò che a Milano per quarant’anni ha regnato su una parte importante del mattone e della finanza e che oggi agisce sulla scena imprenditoriale attraverso Fonsai, ovvero la fusione tra Fondiaria e Sai, marchi un tempo gloriosi della via italiana all’assicurazione. Un impero ormai al tramonto. E - come spesso accade - in questo tramonto fa irruzione la magistratura.
Insider trading, aggiotaggio, falso in bilancio, false comunicazioni sociali: sono questi i reati che si stagliano dietro l’inchiesta «conoscitiva» avviata dalla Procura di Milano nella persona del pubblico ministero Luigi Orsi. Gli interrogatori dei giorni scorsi (prima di Novarese era toccato ai collegi sindacali di Fonsai e di Premafin, la holding che la controlla) si svolgono all’interno di questo fascicolo, che ha ufficialmente Ligresti come unico indagato per il reato di ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, per avere occultato alla Consob il controllo su Premafin esercitato attraverso alcune società offshore. È poco più che un dettaglio: ma sta diventando il grimaldello attraverso il quale Orsi sta aprendo i segreti della cassaforte di Ligresti e della sua famiglia. Il clima, nei corridoi della Procura della Repubblica, non è dissimile a quello che precedette l’esplosione delle grandi inchieste di criminalità economica degli anni passati: Parmalat, Antonveneta, il San Raffaele. Come in quei casi, il film del crepuscolo di un impero economico ha come guest star la Procura milanese.
La sostanza si può riassumere così: per la Procura, l’impero di Ligresti è in condizioni di crisi irreparabile. L’analisi dei bilanci delle tre scatole che contengono l’impero ha portato il pm Orsi a concludere che - se si ragionasse asetticamente - né Sinergia (l’unica non quotata, che controlla le altre due) né Premafin, né Fonsai sarebbero oggi in grado di fare fronte alla pesante esposizione debitoria. Premafin, in particolare, riesce a mascherare il disastro dei suoi bilanci solo indicando allo stato attivo un valore di Fonsai di sette volte superiore a quello attuale. Una situazione apparentemente senza via d’uscita. «È più complicata del San Raffaele», dice una fonte vicina agli inquirenti.
Vuol dire che la Procura di Milano si prepara a chiedere il fallimento delle tre società di Ligresti, come fece per il San Raffaele nel settembre scorso? Per adesso no, semplicemente perché - a differenza di quanto accadeva nel caso dell’ospedale di don Verzè - intorno a Fonsai è già in corso un tentativo di salvataggio, officiato da Mediobanca e affidato a Unipol, l’assicurazione legata al movimento cooperativo che, assorbendo Fonsai (insieme con Premafin e con la controllata Milano Assicurazioni) potrebbe dare vita al secondo gruppo assicurativo italiano. A questa operazione la Procura milanese guarda con qualche scetticismo, perché alcuni passaggi obbligatori per legge - come quelli di fronte a Consob e Antitrust - non sembrano avere un esito scontato. E se lo stato di insolvenza di Fonsai dovesse continuare a peggiorare sensibilmente prima della conclusione della fusione, anche in questo caso potrebbe scattare l’istanza di fallimento.
Nel frattempo, però, la Procura non si limita ad aspettare e a guardare. Alcuni reati - come eventuali distrazioni di capitali - assumerebbero rilevanza penale solo se si andasse al fallimento o al concordato preventivo: come gli appalti alle aziende di famiglia dei Ligresti, per esempio la società Wave di informatica, che dal gruppo riceve contratti milionari, e che ha tra i suoi soci il marito di Jonella Ligresti, Omar Bonomelli. Ma alcuni reati sono già stati commessi: le bugie nei bilanci sulle megaconsulenze pagate da Fonsai allo stesso Ligresti, e scoperte solo nei giorni scorsi dal collegio sindacale; le operazioni di aggiotaggio sui titoli Fonsai e Premafin, che in Borsa nelle settimane scorse si sono mossi come su un ottovolante; e soprattutto l’insider trading.

Quest’ultima ipotesi di Orsi nasce da una semplice constatazione: l’annuncio della volontà di Unipol di rilevare Fonsai arriva tra il 12 e il 13 gennaio, ma già dalla fine di dicembre il titolo comincia a salire. Evidentemente qualcuno (sul fronte Unipol o su quello Ligresti?) già sapeva cosa stava per accadere. E ha messo a frutto le sue conoscenze facendo un sacco di soldi.

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