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Fonti pulite e rinnovabili, l’Italia fanalino di coda

Il governo vuol promuovere distretti pilota per incentivare la ricerca di nuove tecnologie

Fonti pulite e rinnovabili, l’Italia fanalino di coda

da Roma

Italia maglia nera in Europa per l'energia pulita. Nel 2004 le fonti rinnovabili (compreso idroelettrico e rifiuti) hanno coperto solo tra il 18 e il 20% della domanda energetica nazionale, mentre per il rinnovabile puro (sole, vento, geotermia) la percentuale scende bruscamente: si va dal 7 al 9. È la fotografia che emerge da un recente convegno del World energy council: «Le 3 P per le rinnovabili in Italia: potenzialità, problemi, prospettive». L'idroelettrico fa come sempre la parte del leone con quasi il 60% della produzione totale, a seguire biomasse e rifiuti con circa il 30%, il geotermico con il 7%, mentre eolico e solare assieme non arrivano al 3%.
Ma quello che desta ancora più preoccupazione è lo stato di avanzamento delle sviluppo tecnologico italiano nel settore dell'energia verde. Secondo Luigi Paganetto, Commissario straordinario dell'Enea, per risolvere il problema servono «ricerca, innovazione e sviluppo: le tre direttrici su cui l'Italia deve muoversi per favorire l'incremento di energia da fonti rinnovabili sul totale dell'energia prodotta. Una scelta strategica per il nostro Paese». Oggi in Italia i numeri delle rinnovabili sono ancora ridotti al minimo, sia dal punto di vista della produzione, sia dal punto di vista dello sviluppo del settore e con esso il numero di posti di lavoro. Solo per fare un esempio sono 1.000 gli addetti in Italia nel settore del fotovoltaico, contro i 6.000 del mercato tedesco e gli oltre 15.000 di quello giapponese. Corrado Clini, direttore generale del ministero dell'Ambiente, ha ricordato che «il ministero ha investito 45 milioni di euro negli ultimi quattro anni nel Sud-Est e nel Sud del Mediterraneo, con un ritorno trascurabile per le imprese italiane. È quindi importante aprirsi alle tecnologie innovative per arrivare sul mercato estero. Il rischio imminente per l'Italia è quello di vedersi invasa dalla tecnologia e dagli operatori stranieri».
Il caso del fotovoltaico in Italia - secondo Clini - può trasformarsi in un grande vantaggio per i produttori tedeschi se non arriverà una reazione da parte delle nostre imprese.

Per dare ossigeno alla ricerca sulle nuove tecnologie da parte delle aziende Sergio Garribba, direttore generale del ministero delle Attività produttive, ha annunciato che il suo dicastero intende «promuovere distretti pilota per le energie rinnovabili in modo che la sperimentazione possa essere condivisa e creare economie di scala che altrimenti non ci sarebbero».

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