Formigoni: meno male che ci sono le preferenze

Roberto Formigoni parla un po’ all’Umberto Bossi e un po’ alla Luigi Sturzo. «E adesso all’attacco per il Senato federale! Puntiamo al federalismo, non soltanto fiscale ma anche amministrativo» dichiara il neo rieletto presidente della Lombardia, alla prima conferenza stampa del dopo voto al Pirellone. Ricorda che in base all’articolo 116 della Costituzione la Regione ha già chiesto «allo Stato centrale» di trasferire le competenze su dodici materie e puntualizza: «Non mi appassiona il dibattito poteri allo Stato o alle Regioni. Il nostro modello è la sussidiarietà, che vuol dire più poteri al cittadino e ai corpi sociali, più autonomia alla scuola e all’università».
Se la sente di promettere che resterà in regione per i prossimi cinque anni? Formigoni sostiene che c’è un solo posto per cui accetterebbe di lasciare il trentesimo piano del Pirelli ed è palazzo Chigi: «Sono convinto che la carica di presidente della Lombardia è seconda solo a quella del presidente del Consiglio. Ipotizzo che nel 2013 Silvio Berlusconi sarà di nuovo il candidato presidente del Consiglio per il centrodestra e che vincerà le elezioni».
Il governatore ha sentito il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi («mi ha fatto i complimenti e io li ho fatti a lui»). Si lancia in un’analisi del voto che è prima di tutto un elogio della preferenza, sparita dal voto politico ma salutata con soddisfazione dagli elettori del Pdl alle regionali: «I nostri elettori hanno fatto un uso abbondante delle preferenze. Viva il voto di preferenza, accessorio indispensabile della democrazia». A Milano è stata anche la battaglia tra candidati forti e in competizione tra loro a trascinare in alto il risultato del Pdl, che è riuscito nel non facile compito di mandare in consiglio regionale otto candidati. Formigoni ritiene il buon risultato milanese merito suo («insieme a Podestà abbiamo deciso di affrontare le criticità») ma, come aggiunge il coordinatore regionale, presente alla conferenza stampa, «la squadra di candidati forti ha tirato molto».
Formigoni mostra di non sottovalutare il problema dell’astensionismo e lo attribuisce alla litigiosità che si respira nell’aria della politica. L’auspicio è che la belligeranza cessi: «La gente chiede si cessi la delegittimazione tra uno schieramento e l’altro. La politica recentemente non ha offerto un’immagine commendevole. Tutti dobbiamo fare un balzo nell’assunzione di responsabilità. Dobbiamo diminuire l’aggressività. Continuerò a rispettare le posizioni degli avversari pur contrastandole e non accetterò che le mie idea siano falsificate».
L’avviso di garanzia all’ex assessore Massimo Ponzoni non lo spinge a cambiare idea sui criteri di stesura delle liste elettorali: «Lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ponzoni ha ricevuto un’informazione di garanzia. La magistratura, cioè, l’ha informato che intende indagare su di lui. Quando abbiamo fatto le liste di questa cosa non si sapeva nulla».

Potrà tornare in giunta? «Ho tempo un mese. Adesso sto analizzando i voti e le preferenze e i consigli avuti durante la campagna elettorale. Anche in base a queste analisi deciderò la composizione del governo lombardo».

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