Politica

Formigoni: «Mi astengo Siamo tutti ex embrioni»

Il governatore lombardo: «Un figlio non è un diritto ma un atto d’amore. C’è tanta ipocrisia: bisogna tutelare il concepito, se vince il sì torna la giungla»

Giannino della Frattina

da Milano

«Mi astengo e invito all’astensione. La scelta di non partecipare è tecnicamente la via più efficace per impedire la riuscita di un referendum che vuole modificare in modo inaccettabile una legge equilibrata». Dichiarazione di voto e viaggio nella selva della fecondazione assistita quello del governatore della Lombardia Roberto Formigoni.
Presidente Formigoni, non teme di passare per il solito oscurantista e retrogrado?
«C’è tanta ipocrisia. Dev’essere chiaro che questa legge consente la procreazione assistita e consente la ricerca. Ma in un quadro di rispetto e difesa di tutti e tre i soggetti: la madre, il padre e il concepito».
Scienziati e ricercatori sono arruolati nel fronte del «sì».
«Solo una parte. Viva la scienza, ma all’interno della tutela dell’essere umano di fronte a cui tutti devono fermarsi: leggi, scienziati, politici».
E il diritto alla maternità?
«Un figlio, piuttosto che un diritto, è un dono dell’amore. Del padre, della madre e di chi sta sopra tutti noi. Abolire la legge significa volere la giungla in cui poter mettere al mondo figli che non saprebbero chi è il padre, chi è la madre, perché sono stati voluti».
Molti hanno criticato l’intervento di Benedetto XVI.
«Il Papa ha detto parole chiare e razionali. La fede illumina, ma la ragione è più che sufficiente per capire che la persona non è un bene disponibile per nessuno. Per l’astensione si battono moltissimi non cattolici».
Siete accusati di utilizzare un «trucchetto» per far fallire il referendum.
«La Costituzione è chiara: chi propone il referendum deve vincere due sfide. Essere la maggioranza di chi esprime il voto, ma anche convincere la metà degli elettori più uno a votare».
Stare a casa non è antidemocratico?
«No, è una delle tre possibilità. Tutte legittime. Non è estraniarsi dalla battaglia, ma è un modo di partecipare difendendo l’uomo, la vita, la persona. L’astensione, in passato, è stata usata da tutte le forze politiche».
La polemica è accesa.
«Molto strumentale. Vogliono farlo diventare uno scontro ideologico».
Si parla di eugenetica. Del rischio del catalogo, dei figli «à la carte».
«Molti scienziati mettono in guardia dal rischio della selezione degli embrioni. Proprio l’incrocio genetico casuale rafforza la resistenza alle malattie».
Siamo tutti ex embrioni?
«Sì. E ogni embrione è la possibilità di dar vita a un essere umano».
La scienza, o forse la tecnica, si ribellano alla fede, all’etica, alla filosofia.
«C’è l’arroganza di una parte di quel mondo che ci vorrebbe far tornare indietro a una scienza che si ritiene onnipotente».
Interessi economici?
«Certo in ballo ci sono interessi economici e di potere. Grandi multinazionali e avventurieri della fecondazione alla ricerca del profitto comunque. Sulla pelle delle donne».
Il centrosinistra, a parte la Margherita, è compatto. Il centrodestra diviso.
«E mi dispiace molto. La legge è stata votata da un ampio schieramento del centrodestra e da parti dell’opposizione. È stata una battaglia di civiltà e oggi mi stupisce che ci sia qualcuno che si defila».
Be’, qualcuno. Il vicepremier Gianfranco Fini.
«Non entrerei nei casi particolari. Dico solo che Forza Italia e il centrodestra devono difendere questa legge voluta da tutti».
Se fallirà questo referendum metterete mano anche alla legge sull’aborto?
«Un’altra menzogna del fronte referendario a corto di argomenti. Nessuno toccherà la legge 194».
Berlusconi come voterà?
«È il premier ed è giusto che mantenga una posizione di equilibrio e riservatezza. Anche per evitare strumentalizzazioni».
Nessun sospetto?
«È il capo dello schieramento che ha voluto questa legge.

Immagino che darà il suo sostegno perchè non venga abolita».

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