Non si può dire che sulla politica in rosa abbia fatto dichiarazioni da otto marzo. O ancora peggio, da campagna elettorale. Roberto Formigoni promette il minimo indispensabile: «Ci sarà almeno una donna in giunta, che è già molto più di adesso». La Regione Lombardia ha questo record, di non avere nemmeno un assessore di sesso femminile. Il governatore non si scompone e anzi è convinto che non sia questa la questione principale: «Credo che alle cittadine stia più a cuore che la Regione proponga politiche che consentano di essere insieme lavoratrici, mogli e madri».
La parola dordine è «conciliare» lavoro e vita familiare, con «premi e incentivi» da parte della Regione alle aziende che contribuiscono con il part time («adeguatamente retribuito»), il telelavoro, la flessibilità («è impossibile pensare a una settimana lavorativa di quattro giorni?») o altre iniziative di soccorso rosa. «Premieremo i comportamenti virtuosi». Formigoni lo ripete alle giornaliste con cui discute di problemi femminili, alla ricerca di soluzioni possibili.
Lui rispolvera una libertà di scelta old style che molte giovani non riescono neanche a sognare, o a permettersi di desiderare: poter fare come le mamme (o le nonne) e impegnarsi a tempo pieno a casa, con la famiglia e i figli. «Se una donna decide liberamente di dedicarsi al cento per cento alla famiglia, viva questa donna. Noi siamo per garantire di più questa libertà di scelta».
Laccento è tutto su quel liberamente, perché se una donna desidera conciliare la famiglia e il lavoro, anche in questo caso la sua scelta deve essere garantita. «Un tempo si diceva la donna la stà a ca e luomo va a laurà, ma la sensibilità moderna non lo giudica adeguato» scherza il presidente della Regione. Spiega: «Le donne sul lavoro offrono un contributo specifico, molto importante, perché hanno una sensibilità indispensabile a completare quella maschile».
Il problema attuale è il carico di responsabilità che si abbatte sulle donne, che in ufficio lavorano come e più degli uomini e a casa si ritrovano oberate da impegni difficili da condividere a pieno con i mariti: «Sulla donna la famiglia grava più che su un uomo, soprattutto quando ci sono molti figli, un familiare anziano o disabile da accudire».
Lattualità femminile è Nicole Minetti. «Non ho niente da dire su questa signora, è molto meglio della drag queen e del ciclista Claudio Bugno, che ha conciliato con la finanza, e che Penati ha scelto per il suo listino» replica Formigoni.
Ma le signore giornaliste incalzano, chiedono se sia un buon modello per le donne che fanno politica attiva da anni e con impegno vedere la debuttante e avvenente Nicole Minetti arrivare direttamente in Consiglio regionale. Il presidente della Regione non si sottrae alla provocazione: «Sono per labolizione del listino e per la valorizzazione di coloro che lavorano sul territorio». Precisa: «Propongo di abolire il listino ma non il premio di maggioranza».
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