Formigoni si candida per il 2010: "Guiderò la Lombardia all’Expo"

Il governatore : "Berlusconi vuole che mi ricandidi". Ma la Lega insorge: "Trovi l'accordo con Bossi". Mini rimpasto in vista: Abelli e Beccalossi potrebbero restare

Formigoni si candida per il 2010: 
"Guiderò la Lombardia all’Expo"

Tutti zitti e col fiato sospeso in Regione in attesa che Formigoni decida che fare. Si parla di rimpasto in giunta e più tempo passa più si diffonde la certezza che sia meglio non toccare pedine per evitare l’effetto domino. «Berlusconi mi ha invitato a candidarmi nuovamente nel 2010 per accompagnare la Lombardia verso l’Expo 2015» dice il governatore, per sottolineare che ha i piedi ben piantati al Pirellone. La Lega è costretta a reagire. Parla Davide Boni, uomo forte del Carroccio in Regione: «Se Formigoni si vuole candidare, da qui al 2010 dovrà fare in modo che si trovi un accordo politico tra Bossi e Berlusconi. Al momento non ci sembra una priorità». Il cuore di Boni batte per la Lega Nord: «Formigoni è uomo del Pdl. Noi leghisti abbiamo nomi pesantissimi e spero che il prossimo presidente sia nostro».

Sette consiglieri regionali sono stati eletti in Parlamento e il presidente della giunta delle elezioni si prepara a mandar loro una letterina in cui chiede di decidere: o Roma o Milano, o di qua o di là. L’intenzione degli incompatibili è tirare tardi. «Ma non arriveremo fino a luglio» dice Carlo Porcari. I personaggi principali sono Viviana Beccalossi, vicepresidente di An, e Giancarlo Abelli, capodelegazione azzurro con competenza e influenza che si estendono ben al di là della Famiglia di cui è assessore. La Beccalossi punta a diventare sottosegretario, altrimenti preferisce restare in Regione anche a costo di sfidare Ignazio La Russa. «Non accetto diktat» dichiara serafica Beccalossi. Formigoni le ha chiesto di restare, i rapporti tra i due sono di lunga data. Inoltre, il presidente preferisce avere lei piuttosto che rischiare di scatenare il caos o di trovarsi come vice qualcuno che non gradisce. Abelli non vuole certo fare il peone a Roma. O sarà sottosegretario o rimarrà al Pirellone e a molti, soprattutto dopo che Formigoni è stato convinto a restare, per avere un «contrappeso» conviene la seconda ipotesi. Qualcosa accadrà, probabilmente uno spostamento delle deleghe. Formigoni pensa di tenerne per sé alcune e di redistribuirne altre.

Forse sarà l’occasione giusta per cambiare qualche nome: si parla di Marco Pagnoncelli e Mario Scotti. Il sogno di Formigoni è ridurre il numero degli assessori. Difficile dire se ci riuscirà, di certo proverà a farlo.

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