È talmente combattivo Roberto Formigoni, che un suo intervento di protesta contro la manovra è diventato un video del Pd. E Umberto Bossi, messo nella scomoda posizione di dover difendere un intervento romano che danneggia le tasche dei lombardi, si mostra visibilmente infastidito: «Formigoni non deve esagerare, il federalismo fiscale non viene toccato». Il leader della Lega e ministro delle Riforme non nega che esistano problemi, però cerca di minimizzarli: «Le Regioni rischiano di avere meno soldi e chiedono più trasferimenti da parte dello Stato, questo è il problema, non il federalismo fiscale, che porta con sé comunque un vantaggio». E conclude: «Non credo ci sia un rischio di incostituzionalità della manovra».
Il Formigoni furioso ieri ha visto il presidente del consiglio e assicura che Silvio Berlusconi è d’accordo con lui sul fatto che le Regioni siano molto penalizzate dal provvedimento e che sia stato chiesto loro «un sacrificio esorbitante». E replica a Bossi: «Caro Umberto non esagererò, a patto che il governo riconosca la giustezza della nostra impostazione e spalmi i sacrifici in maniera proporzionale a tutti i comparti della Repubblica: Regioni, province, Comuni, ma anche i ministeri». Insomma, secondo Formigoni, le sue critiche non sono esagerate.
Racconta Formigoni che «Berlusconi ci ha ascoltato attentamente, ha preso atto dei nostri dati e ha confermato la sua impostazione: non si può cambiare il totale della manovra, che è stato concordato con l’Unione europea ma può cambiare il riparto delle voci». L’apertura del premier ha abbondantemente tranquillizzato il governatore della Lombardia e i suoi colleghi: «Questo è quel che volevamo ottenere e siamo contenti di averlo ottenuto». Adesso Formigoni chiede di «riconvocare il tavolo delle Regioni» per dare ufficialità alle aperture.
Il presidente della Regione rimane invece irritato con Giulio Tremonti, che nei giorni scorsi ha messo sotto accusa il nuovo grattacielo della Regione, contestando le spese della Lombardia e sottoponendola a drastici tagli. Un problema che rischia di diventare emergenza nel settore dei trasporti: «Allora sia il ministro dell’Economia ad assumersi la responsabilità di dire ai pendolari: “vi tagliamo due treni su tre”. Il governo continua a dirci che dobbiamo garantire tutti i treni dei pendolari, però ci dà il 35 per cento di risorse in meno».
La critica principale che Formigoni muove alla manovra è di prevedere tagli solo per Regioni e eneti locali, mantenendo al salvo dalla scure i ministeri: «Sediamoci attorno a un tavolo, ognuno faccia sacrifici nell’identica proporzione.
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