Formula 1 La Ferrari torna a correre nelle libere. Alonso: «Ottimista per la pole»

nostro inviato a Montecarlo

Sembra un’altra Ferrari, un’altra storia, sembra persino un altro mondiale di F1. Ma è solo l’inizio del week end e forse solo un’illusione. Chissà. Comunque, nello spiegare il risultato di ieri, non c’entrano la rivoluzione maranelliana o l’assenza del papà della Rossa, l’ingegner Aldo Costa, sostituito ufficialmente con comunicato martedì pomeriggio ma in fondo già in piena sostituzione nelle ultime settimane. La Ferrari del triumvirato tecnico è davanti a tutti perché «con le gomme supersoft e soft non ci sono il divario e i problemi di grip che avevamo con soft e hard in Spagna», dicono all’unisono Alonso, davanti col primo tempo, e Massa, sesto. In mezzo i vari Hamilton e Rosberg e Button e Vettel. Sei macchine in sei decimi.
Se la Ferrari è davanti, per di più con un buon passo (1.18 alto) non è neppure perché l’ambiente si scuote come nel calcio quando si cambia l’allenatore – e Costa, direttore tecnico, tradotto nel mondo a pistoni e cilindri quello faceva –. La Ferrari vola solo perché qui nel dedalo monegasco contano motore («e il nostro è uguale se non migliore a quello degli altri», detta Alonso) e bontà di telaio e sospensioni («e le nostre sono uguali se non migliori rispetto alla concorrenza», ridetta lo spagnolo). Semmai, precisa, «c’è ancora qualcosina da migliorare nel bilanciamento, ma a quello penseremo nell’ultimo turno di libere».
Se la Ferrari è davanti, dunque, è perché a Montecarlo l’aerodinamica conta come il Cx di una Panda e perché il maggiore grip delle gomme morbide o morbidissime ci mette una pezza. Risultato: la differenza la fanno altri attributi motoristici.

«Mi sento fiducioso per la qualifica - conclude Fernando -, anche se dovrò prendere rischi perché comunque non siamo competitivi come gli altri… Ho dato e darò il massimo per colmare il divario, cercando un compromesso che privilegi la qualifica: qui conta partire davanti. Se l’anno scorso la pole valeva quasi il 100% del risultato finale, ora è l’80%». Poi passa Briatore che sentenzia «Newey - il tecnico papà della Red Bull - è come Messi...» e allora pensi che non ci sarà mai partita.

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