Sono passati oltre vent'anni da quando, quasi per caso, nel sottosuolo della Pinacoteca Ambrosiana emerse una delle scoperte più interessanti per l'archeologia dell'Italia settentrionale: mentre si operava per sistemare dei macchinari necessari alla climatizzazione del museo, vennero trovate pietre antiche, disposte in un tracciato rettangolare, e vari gradini di mattoni. Non c'era dubbio: eccolo, il foro romano della nostra città. Con il tempo si è capito che nell'antichità si estendeva da piazza Pio XI a piazza San Sepolcro e via della Zecca, che era lungo circa 150 metri e largo una sessantina, che ospitava sul lato nord il Capitolium, cioè il tempio pagano dedicato a Giove, Giunone e Minerva, la Basilica dove si amministrava la giustizia, e le tante tabernae, ovvero le botteghe, già all'epoca celebri per il vivace commercio cittadino. Forse, sul lato sud, c'erano persino delle terme perché sono stati trovati frammenti di impianti di riscaldamento. E' questo il foro romano, costruito nei primi decenni del primo secolo dopo Cristo, su cui hanno passeggiato il vescovo Ambrogio, Agostino, Teodosio, e oggi monsignor Franco Buzzi, prefetto dell'Ambrosiana, ne annuncia finalmente l'apertura al pubblico. Grazie a recenti restauri e alla messa in sicurezza, il foro romano ha un nuovo allestimento che lo rende visitabile (fino a domenica gratuitamente): basta recarsi in via dell'Ambrosiana, la strada a destra della celebre biblioteca, varcare una porta sul lato dell'edificio e scendere le scale. Si apre un mondo: lo scavo è circoscritto ma significativo perché testimonia, grazie alla ricostruzione del tappeto di pietre antiche, la morfologia della Mediolanum di un tempo.
Usato a lungo come area di servizio, è un piccolo tesoro per la nostra archeologia: poco è stato conservato, ma in maniera sufficiente per raccontarci quanto fosse pulsante il cuore politico, religioso e amministrativo della Milano romana. Il nuovo allestimento, sostenuto dalla regione e dalla Fondazione Cariplo, permette di scendere fino alla base del foro e, grazie a un camminamento trasparente, di osservarlo da vicino: l'aspetto più interessante è il lastricato, in pietra di Verona, che ha facilitato la datazione dell'area così come la canaletta laterale ha permesso di ipotizzare la grandezza originaria. A Milano, come in altre città del nord quali Brescia o Verona, il foro era infatti rettangolare, con un rapporto di uno a tre tra lunghezza e larghezza. Le sue pietre parlano ancora, dopo millenni: il ritrovamento di tracce, sotto forma di frammenti architettonici impressi «in negativo» sulle pietre del pavimento, documenta la presenza di edifici monumentali.
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