Un forziere d’arte: dal sogno di Pasquale II a Caravaggio

Santa Maria del Popolo è tra quelle basiliche romane che possono vantare un'incredibile ricchezza di opere d’arte. L’ampia monografia in due volumi, edita dal Poligrafico dello Stato, Santa Maria del Popolo. Storia e restauri, a cura di Ilaria Miarelli Mariani e Maria Richiello, contiene quanto di più aggiornato e avanzato si possa reperire sulla chiesa grazie al contributo di circa trenta studiosi, alcuni dei quali famosissimi come Cristoph L. Frommel, al quale si deve il capitolo dedicato alla raffaellesca Cappella Chigi (la stessa cappella che è stata descritta come «altare della scienza» da Dan Brown nel suo romanzo Angeli e demoni). Quasi mille pagine, arricchite da un imponente apparato fotografico, ci raccontano le dinamiche storiche che hanno fatto di questo monumento «una sorta di epitome e di simbolo di momenti cruciali della storia delle arti a Roma», come scrive Claudio Strinati nella sua introduzione. Entrare in questa chiesa degli Agostiniani è come entrare nel vivo della grande arte italiana rinascimentale e barocca. C’è Pintoricchio. C’è Donato Bramante che nella Tribuna inventa i suoi moduli spaziali partendo dal ricordo della sua Urbino. Ci sono, nella Cappella Chigi, Raffaello e Sebastiano del Piombo. C’è la Cappella Cerasi con il naturalismo delle tele di Caravaggio (Crocifissione di San Pietro e Conversione di Saulo) e il bello ideale di Annibale Carracci.

Qui «il visitatore attento potrà mettersi in ascolto del vasto brusio della Storia», scrive il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, a partire dalla sua fondazione nel 1099 (anno della conquista di Gerusalemme a seguito della prima crociata), quando Pasquale II in seguito a un sogno decide di abbattere un gigantesco noce, cresciuto sulla tomba di Nerone e popolato da demoni, e di erigere al suo posto una cappella dedicata alla Vergine a spese del popolo romano (da cui deriva il nome).

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