Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica
Potenza - Mentre sfuma l’ombra del politico vizioso che va per mare e per trans, si delinea quella di un depistaggio dai contorni comunque confusi. Un punto certo, sulla fantomatica crociera caprese con la variopinta e piccante compagnia di sesso, coca e un importante esponente politico però c'è.
Almeno una delle frasi pronunciate da Leila Virzì, la sosia di Monica Bellucci, in occasione del suo primo «acting out» sul proprio ruolo (poi smentito) di testimone della «gita in barca» ha ritrovato un senso ieri pomeriggio: «Vallettopoli mi ha portato qui». La controfigura dell’attrice umbra in Malèna, stavolta, è infatti sicuramente arrivata a Potenza per l'inchiesta sui vip del pubblico ministero Henry John Woodcock. Che ha voluto comunque ascoltarla, nonostante la precipitosa ritrattazione della ragazza, affidata lunedì scorso a un comunicato dell'avvocato Piervito Bardi per prendere le distanze dalla ricostruzione fatta dai giornali.
La conversazione secretata
La Virzì è arrivata a palazzo di giustizia accompagnata da un'amica intorno alle 14.30, entrando da un ingresso posteriore, mentre era in corso l'attesa udienza al tribunale del Riesame per Fabrizio Corona. Poco dopo Woodcock l'ha raggiunta in procura, al quarto piano, per interrogarla come persona informata sui fatti. Difficile capire su quali fatti, visto che a quanto pare la ragazza ha confermato solo la smentita, negando che ci sia mai stata quella crociera nel golfo. Tanto che il verbale sarebbe stato secretato per risparmiare ai politici e ai protagonisti citati nel botta e risposta il rischio di finire pubblicati per un evento che, a dar retta alla (seconda) versione della Virzì, non sarebbe mai esistito (come invece riferito al suo avvocato in prima battuta).
Una vicenda comunque da chiarire, considerato che la ragazza, di fronte a testimoni e giornalisti, aveva comunque affermato di essere finita nel capoluogo lucano proprio a causa dell'inchiesta e non per le pratiche di un poco chiaro cambio di residenza. Sulla piccantissima storia dello yacht a luci rosse e sui retroscena trapelati, adesso, la procura starebbe valutando eventuali notizie di reato riscontrabili in un'ipotesi di depistaggio: il timore, già espresso nei giorni scorsi, è che qualcuno possa aver approfittato del clamore dell'inchiesta di Vallettopoli per confezionare una polpetta avvelenata. In assenza di riscontri tra le carte degli inquirenti, infatti, le voci del coinvolgimento di un politico potrebbero aver avuto lo scopo di destabilizzare l'inchiesta, o di destabilizzare il politico. Non si esclude, ovviamente, nemmeno il mero movente «pubblicitario» per la giovane showgirl anche se la prima cosa da chiarire, per la procura, è chi e quando ha pensato a montare una storia non sappiamo ancora quanto destinata a sgonfiarsi del tutto. C'è poi un dato su cui gli inquirenti si stanno interrogando: come faceva il settimanale locale Controsenso a sapere, il 16 dicembre 2006, la storia dello yacht esplosa tre mesi più tardi? «È un dato da non sottovalutare, stiamo compiendo gli accertamenti del caso», fanno sapere gli inquirenti.
La difesa: «Estranea ai fatti»
La bella Virzì ha lasciato gli uffici della procura poco prima delle 18 senza informare l'avvocato Bardi, che ha osservato come «evidentemente la ragazza si sia attenuta al contenuto del comunicato di lunedì» nel quale si ribadiva l'assoluta estraneità ai fatti riportati.
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