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Franceschini eletto segreterio del Pd Un ex Dc alla guida degli ex del Pci

Dario Franceschini è stato eletto segretario del Pd dall'assemblea nazionale del partito con 1047 voti. Dopo aver battuto Parisi dice: "Torna la voglia di combattere". Inizia il dopo Veltroni che assicura: "E' la persona giusta". Le contestazione in sala. La protesta delle associazioni: "Gruppo dirigente tutto a casa". Gasparri: "E' un mini leader di transizione". Rotondi: "Ha vinto l'antiberlusconismo"

Franceschini eletto segreterio del Pd 
Un ex Dc alla guida degli ex del Pci

Roma - Dario Franceschini è stato eletto segretario del Pd dall'Assemblea nazionale del partito con 1047 voti. Battuto Parisi che incassa solo 92 voti. Un ex dc allievo di Zaccagnini, poi pargheritino alla guida del partito in cui sono confluiti gli ec Pci. "Siamo entrati con uno stato d'animo e ne usciamo con uno diverso. E' tornato l'ottimismo, la fiducia, la voglia di combattere", ha detto Dario Franceschini dopo la sua elezione. L'andamento dell'assemblea nazionale del Pd attraverso la quale "é tornato l'ottimismo, fiducia la voglia di combattere" ed "é la prova che l'unico che aveva capito era Veltroni, la dimostrazione che la sua scelta è stata un atto d'amore per il partito". ha detto il nuovo segretario del Pd ringraziando l'assemblea nazionale dopo la sua elezione. "Ho gia visto dalle agenzie il dibattito che si è aperto dopo le mie parole di oggi: c'é chi ha detto che è stato un discorso troppo di sinistra, troppo moderato. Non mi interessa. Io ho detto cose democratiche".

"Inizia la stagione dell'unità" "Da oggi inizia davvero la stagione dell'unità". Dario Franceschini accoglie così gli oltre mille voti dell'Assemblea nazionale che lo eleggono segretario del Pd. "Oggi finisce la mia reggenza - dice - ma l'unica scelta su cui ho puntato i piedi è stato di fare questo sabato l'Assemblea, perché li avete visti i giornali di questi giorni: non potevamo certo passare altri sette giorni così...". Nell'Assemblea Franceschini vede la dimostrazione che il Pd "ha dentro di sé la voglia di cambiare e ora possiamo iniziare a guardare avanti al nostro futuro". Franceschini cita una frase di Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini quando erano partigiani: " 'Se e' notte si farà giornò. Noi - conclude - abbiamo dimostrato che stiamo cominciando a lavorare per costruire un giorno nuovo".

Veltroni: "E' la persona giusta" "Dario è la persona giusta per guidare il Pd". E' di Walter Veltroni il primo commento, dopo l'elezione di Dario Franceschini a segretario del Pd. "La prima persona alla quale parlai delle mie dimissioni è stato lui - afferma il segretario uscente, che , come previsto, non ha partecipato all'assemblea dei democratici - Gli dissi in quell'occasione che avrei voluto fosse lui a guidare il Partito democratico verso le elezioni e il congresso. Come ho detto nel mio discorso di saluto, Dario è un uomo politico leale, forte e che crede in quel progetto del partito democratico come un soggetto nuovo che sia perno del riformismo italiano. Questa era l'ispirazione del Pd nell'atto di nascita del partito al Lingotto, nelle primarie e anche nella campagna elettorale". "Le parole di Dario di oggi - sottolinea Veltroni - sono per me la conferma di questo giudizio. Dario è la persona giusta per guidare il partito verso le nuove sfide".

Gasparri (Pdl): è un mini leader di transizione "Il successore di Veltroni continua in una politica sbagliata dell'astio e dell'assenza di umiltà. Mini-leader di transizione, verso il nulla, più che un segretario è un diminutivo, come il suo nome. Durerà meno dei suoi predecessori sconfitti, come un intervallo in attesa del prossimo perdente. In bocca al lupo. Anzi in bocca a D'Alema". Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, accoglie così l'elezione di Dario Franceschini a segretario del Pd.

Rotondi: "Ha vinto l'antiberlusconismo" "Franceschini ha detto parole indegne su Berlusconi: povero Pd, Di Pietro se lo mangerà a morsi". Così Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma, commenta l'elezione di Franceschini. "Auguri al neo-segretario del partito Democratico Franceschini - afferma Rotondi - anche se la nuova strada per il suo partito è ancora lontana da intraprendere. Il Pd è avvitato su se stesso: anche oggi ha scelto l'antiberlusconismo come bandiera".

L'assemblea sembra un incontro di pugilato Tutti quei cartellini alzati dai delegati come quelli dei giudici degli incontri di boxe. E quello sventolio verde vuol dire primare al tappeto, si elegge subito il nuovo segretario. Questo l’esito della votazione realizzata facendo alzare ai delegati il badge verde. Con la scelta di eleggere oggi un segretario, non passa dunque l’opzione di chi voleva andare entro un mese alle primarie per eleggere un nuovo leader dopo le dimissioni di Walter Veltroni. I presenti erano 1.229, i voti favorevoli sono stati 1.006, 207 no, 16 astenuti. Tutti i big del partito hanno alzato la delega per sostenere la tesi di un nuova guida del partito fin da oggi L’assemblea passa ora alla presentazione delle candidature alla segreteria e all’elezione del nuovo segretario. I due candidati sono Franceschini e Parisi.

Il voto Urne aperte dalle 15,30 per l’elezione del nuovo segretario del Pd. È quanto stabilito dalla presidenza dell’assemblea del Pd, che ha ufficialmente aperto il dibattito dopo che i delegati, a larga maggioranza, hanno deciso di votare subito per il nuovo leader.

Prima contestazione C'è aria di smobilitazione e delusione tra i militanti democratici. Inizia subito con una grana l'assemblea del partito democratico che deve scegliere il suo futuro immediato dopo l'addio del segretario Walter Veltroni.  L’ingresso al padiglione è stato utilizzato per appendere uno striscione in cui si legge: "Congresso e primarie ora". Tutto accompagnato da un volantino distribuito dall’associazione Democraticamente che reca scritto: "Dopo Veltroni tutti a casa". Sono gli autoconvocati che spiegano: "Le dimissioni di Veltroni, che ringraziamo per la serietà e la pulizia dimostrata ancora una volta, sono l’emblema del fallimento di questo gruppo dirigente che ha portato il Pd allo sbando".

Seconda contestazione  Il "popolo delle primarie" fa sentire la sua voce all’assemblea per la seconda volta. Dopo aver sollevato lo striscione "Primarie subito" hanno iniziato a fischiare e a gridare "Vergogna tutti a casa" per contestare Ermete Realacci che dal palco spiegava perché per il Pd non è tempo di primarie. Una contestazione limitata, ma che ha subito attirato l’attenzione delle telecamere e l’intervento della Finocchiaro: "Vorrei dire agli urlatori che l’unico effetto è di richiamare le telecamere e dare una rappresentazione falsata dell’assemblea. In questa assemblea seria formata da 1.274 delegati, vorrei dire a questo gruppetto di andare a urlare fuori".

Apre la Finocchiaro "Il Pd non sta vivendo il suo 8 settembre". La Finocchiaro apre l’assemblea e avverte: "Non torniamo indietro, non abbiamo paura. Non c’è nessun 8 settembre che ci attende. C’è un problema sulla nostra strada. Scegliamo insieme il varco. Siamo dirigenti politici, non un gregge che si disperde alla prima sassata. Abbiamo bisogno di prudenza, non di debolezza. Prudenza. E lungimiranza. Tornare all’assemblea costituente, alla sua sovranità, è stata considerata, innanzi tutto dall’intero gruppo dirigente nazionale, la prima urgenza" aggiunge. "Non solo un adempimento regolamentare che può avvenire quando più torna comodo. Una scelta politica: convocare subito l'assemblea, e qui decidere. Mostrando - contro la rappresentazione montante che ne viene fatta sui mezzi di informazione - che siamo assolutamente capaci di affrontare questo momento in piena democrazia, con responsabilità e lucidità".

Bersani: "Segretario o morte" "Se non facciamo un segretario oggi, ci troviamo a cambiare un leader come un altro, ma non possiamo fare una discussione vera e profonda e il congresso non si farà più mentre noi dobbiamo andare a fondo dei problemi". Pier Luigi Bersani caldeggia così, prima dell’avvio dell’assemblea del Pd, la tesi del gruppo dirigente per eleggere Dario Franceschini alla segreteria. "Chi vuole eleggere oggi un segretario - sostiene Bersani - non sottovaluta i problemi; anzi, ha dei motivi per fare il meglio possibile per la ditta. Ci sono troppi problemi seri per essere sbrogliati in un mese come dovrebbe avvenire se facessimo le primarie".

Parisi: "Primarie subito" "Non possiamo passare mesi a dire 'primarie primarie, Obama Obama' e poi al momento della prova rimandare il partito ad ottobre. Bisogna ripartire subito dai cittadini". Parisi prende per primo la parola e spiega perché in un momento così drammatico bisogna andare subito alle primarie. "Bisogna ricominciare dalla politica - afferma Parisi - non solo dai personalismi, ma ricominciare dalla democrazia perchè in questo momento serve una forza e un’autorevolezza che solo una guida legittima possono assicurare". Parisi giudica "sbagliate per momento e per modo" le dimissioni di Veltroni e critica anche la sua assenza nell’assemblea di oggi. "La scelta di Veltroni - sostiene l’ex ministro della Difesa - è espressione di una solitudine di cui chiedo scusa ma che a sua volta ha causato altre solitudini. Ora non è sufficiente un’assemblea di ratifica, ma bisogna ridare subito la parola ai cittadini".

Franceschini: "Resto fino a ottobre" "Interpreto questo ruolo come un servizio. Non sono qui per preparare un mio futuro personale, il mio lavoro finisce ad ottobre con il congresso e le primarie". Così Franceschini presenta la sua candidatura alla segreteria. "Il fallimento principale del partito democratico è quello di aver deluso le speranze e di esser venuto meno alle promesse. Voglio dire subito - afferma Franceschini - che gli errori di Veltroni sono i miei errori. Ho letto la parola oligarchia, ma vi posso assicurare che di fronte ad una situazione di emergenza tutti si sono uniti per cercare la soluzione possibile e mi hanno chiesto di fare il segretario". Franceschini è cosciente che "si tratta di un compito terribile e sono anche consapevole della fragilità del modo con cui avviene questa elezione. Per questo in un primo momento ho cercato di evitare, ma mi sembrava una fuga. Interpreto questo ruolo se sarò eletto come un servizio per affrontare al meglio le elezioni Europee e preparare il congresso". Quindi ha annunciato che azzererà il governo ombra e il coordinamento del partito.

Poi apre all'Udc Il Pd dialogherà con l’Udc e la sinistra per forgiare delle alleanze, ma sulla scelta della vocazione maggioritaria non si torna indietro. Lo assicura Franceschini: "Indietro non torneremo, non torneremo al caos di quelle coalizioni, quando si fanno delle scelte bisogna avere il coraggio di mantenerle. È chiaro - aggiunge poi - che dovremmo costruire alleanze per vincere, parleremo con l’Udc e con i nostri vecchi alleati, ma non formeremo una coalizione contro. Sì alle alleanze sul programma, ma sempre in un quadro di bipolarismo e in alternativa alla destra".

E bacchetta i leader  È categorico Franceschini quando, rivolgendo dal palco lo sguardo verso la prima fila posizionata alla sua destra, dove sono seduti tra gli altri Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani - che non applaudono - afferma che mai più ci dovranno essere interviste o dichiarazioni pubbliche sulle divisioni interne. Franceschini scandisce il "mai più", e il passaggio è tra i più applauditi dai delegati. D’ora in poi "dobbiamo dire tutti le stesse cose, non cercare l’originalità a tutti i costi.

Ai leader dico - afferma volgendo lo sguardo - mai più interventi sulle nostre divisioni, gli scontri facciamoceli in casa perché nessuno capisce le nostre laceranti divisioni e i nostri autolesionismi in un momento in cui le famiglie non ce la fanno" per la crisi economica.

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