Ma Franceschini si accoda a «Repubblica»

Sulla scia delle ultime apparizioni, il leader in scadenza del Pd si presenta da quelli di Repubblica Tv per un «dibattito sul futuro congresso» in diretta online. Eccolo, LapiDario Franceschini, in camicia intonata al personaggio - grigia - ma con le maniche arrotolate sotto il gomito, che fa così tanto Obama. Pronti, via: attacca a parlare e dopo 20 secondi netti pronuncia la parola magica. «Berlusconi». L’argomento, manco a dirlo, è la specialità della casa. Gossip, escort, nastri bollenti. Viste però dall’«angolo visuale» dell’occhialuto segretario da Ferrara assurgono a «temi della credibilità del premier, della sicurezza nazionale, delle conseguenze che i suoi comportamenti privati hanno sulla vita pubblica del nostro Paese». L’opposizione al tempo delle D’Addario si fa così. Scandaloso, secondo il «moderatore» Massimo Giannini, che «i telegiornali non ne parlino». Già, ma in un’oretta di riprese con la web cam ce n’è di tempo per recuperare... Franceschini sposa la linea su tutti i fronti e s’inchina ai seguaci del nuovo modello brevettato Mauro&Scalfari: «È vero, in televisione è sceso il silenziatore. La battaglia che sta facendo Repubblica è prima di tutto per la libertà d’informazione e dovrebbe essere un esempio per gli altri». Senza dimenticare però la sua di crociata, quella già rispolverata nel discorso della (ri)candidatura all’acquario di Roma. E ieri sbandierata ancora: «La norma sul conflitto d’interessi va fatta» salvo ammettere che il Cavaliere «va sconfitto politicamente». Anzi, no: «Comunque non avere fatto quella legge nella scorsa legislatura (sarebbe a dire quando era al governo Prodi, ndr) è stato un errore».
Forse è meglio lanciarsi in personali «analisi», cioè alla preveggenze. E qui SuDario sembra proprio D’Alema il sismologo delle scosse anti-premier. «L’incrocio tra la grave crisi economica e la minor forza del presidente del Consiglio nei rapporti con l’opinione pubblica e nella stessa coalizione, potrebbe portare a un esito traumatico della legislatura. Questa è la mia analisi». Traumatico, roba che nemmeno il rivale chirurgo Ignazio Marino. Tranquilli, tanto torna a ribadire, magari per addolcire una volta in più gli interlocutori così attratti dal «sexgate»: «Berlusconi è prigioniero del reality che si è costruito». Pure a sinistra, però, catene e palle al piede abbondano. Di Pietro il genio guastatore? Chi lo conosce. «È molto strano, per non dire altro, vedere un leader di opposizione che fa sit-in davanti al Quirinale. È più concentrato contro Napolitano che contro Berlusconi». Perché, guarda un po’, «serve il rispetto delle istituzioni». A proposito di regole e statuti, su pressione degli spettatori c’è spazio addirittura per una battuta sulla bomba Grillo appena scoppiata nel salotto Pd.

Franceschini cerca di nascondere le macerie sotto il tappeto: «In un partito non si entra per demolirlo. Non penso che avrebbe mai vinto le primarie». Troppo davvero. E qui, perfino sul volto di un grigio funzionario dal passato democristiano affiora un pizzico di rossore...

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