Francesco Nuti, un libro e una festa per il ritorno in famiglia

Ci saranno gli amici di sempre: Panariello, Pieraccioni, Conti, Haber, Irene Grandi. E naturalmente Giovanni Veronesi. Oggi pomeriggio, a Firenze, si presenta Francesco Nuti. La vera storia di un grande talento, volume ricolmo di testimonianze (83) e fotografie (430) che Matteo Norcini, fan sfegatato, ha voluto dedicare al comico di Narnali, tornato in famiglia dopo tre anni terribili. Ricorderete: il 2 settembre 2006 Nuti fu ricoverato a causa di un ematoma cranico dovuto a una caduta. Il coma prima, poi una lunga riabilitazione neuro-motoria, infine il progressivo miglioramento.
Domenica scorsa il mattatore di Donne con le gonne ha compiuto 54 anni. La botta è stata dura, ma l’uomo è forte, caparbio. Il libro (Ibiskos, 24 euro) arriva al momento giusto. Suona come un omaggio e insieme uno sprone. Veronesi, regista di Manuale d'amore, lo becchiamo sul treno per Firenze. Conferma: «Le cose vanno meglio. L’ultima volta che l’ho visto era in piedi, si alzava da solo. Comunica. Fisicamente è sempre Francesco: col suo buchetto sul mento, il sorriso sfacciato e un po’ dolce, da guascone». Sono lontani gli anni della depressione, dell’alcol, dei tentativi (veri o presunti) di suicidio, delle interviste scorticate. Oggi Francesco non beve, non fuma, è di nuovo asciutto. Alla festa in suo onore non verrà. «Non si sente ancora pronto a farsi vedere in pubblico», spiega l'amico. «È un momento delicato. Ma Francesco ha la fibra dura. Ha ricominciato a sfottermi, a chiedermi “ma che ci fai a Roma?”, a essere simpatico».
Il sodalizio cominciò con Tutta colpa del paradiso, 1985. «Nei suoi confronti avvertii subito avuto un’attrazione fatale. Guardavo lui e speravo fosse uno specchio: invece era solo lui. Francesco ha un gran talento, sapeva far ridere come voleva», rievoca Veronesi. Anch’egli pratese, rude e cinico, un po’ per posa. S’erano conosciuti nel 1980. «Nuti venne a vedere un mio spettacolo teatrale, Diario di un pazzo di Gogol, roba seria e pallosa. Poi ci si perse di vista. Finché una notte mi confessò che aveva voglia di un figlio, di un Nutino. Così andai a casa, scrissi quattro paginette ed ecco Tutta colpa del paradiso, dove lui, uscito di galera, andava a riprendersi il figlio da Ornella Muti». La collaborazione artistica si concluse col tormentato OcchioPinocchio, oggi rivalutato dai critici, ma i due hanno continuato a vedersi, a chiacchierare di donne. Anche quando il pubblico sembrò voltare le spalle all’ex «giancattivo» con la passione del biliardo e delle canottiere.
«Francesco non aveva affatto il culto del fisico, neanche faceva ginnastica. Narcisismo? Maledettismo? Sciocchezze», precisa Veronesi. «Si piaceva, come tutti quelli che fanno il suo mestiere. Restando in fondo uno del popolo, figlio di un barbiere e di una casalinga, di casa al circolo Arci». Poi, certo, gli ultimi film appaiono sfocati, faticosi, come Caruso, zero in condotta del 2001.

«Ma Francesco in difficoltà è comunque meglio di certi colleghi lucidi», sostiene Veronesi, ricordando uno dei cavalli di battaglia dell’amico: Nuti che fa pipì contro il muro, passando da uno stato di puro godimento a una condizione di terrore puro, perché non finisce mai.

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