da Parigi
Le persone «particolarmente pericolose» non potranno lasciare il carcere pur avendo scontato la loro condanna. Questo il succo della disposizione chiave della nuova legge francese in materia penale, voluta dalla ministra della Giustizia Rachida Dati a nome e per conto del presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Le polemiche infuriano per due ragioni: la scelta in sé di far rischiare la galera a vita a persone che dovrebbero essere teoricamente libere (magari sotto controllo medico o col «braccialetto elettronico») e quella di rendere retroattive le norme in questione. Proprio quest'ultimo punto della nuova legge è stato bloccato e respinto dalla Corte costituzionale. Sarkozy è sceso in campo personalmente, sostenendo la Dati e cercando nella Corte di Cassazione un conforto alle proprie tesi, in evidente polemica con la decisione dei «nove saggi del Conseil constitutionnel» (corrispettivo transalpino della nostra Corte costituzionale).
Questa polemica si intreccia con alcune vicende politico-personali, visto che il Conseil (i cui membri sono scelti in parti uguali dai presidenti della Repubblica e dei due rami del Parlamento) è guidato da Jean-Louis Debré, grande amico dell'ex presidente Jacques Chirac (che lo nominò quasi allo scadere del proprio mandato). I rapporti Sarkozy-Chirac sono freddi. Quelli Sarkozy-Debré sono semplicemente gelidi. Così un ex ministro di centrodestra come Debré è ben lieto di fare un regalo alle opposizioni di sinistra pur di mettere in difficoltà Sarkozy.
Intervenendo ieri su questo argomento, il capo dello Stato ha detto: «Il mio dovere è quello di proteggere le vittime. Per questo mi sono rivolto al presidente della Cassazione». Il presidente ha aggiunto: «L'importante per me è non lasciare certi mostri in libertà dopo lo scadere della loro pena. Nel difendere l'ambiente naturale noi ci diciamo spesso che dobbiamo conformarci al dovere della precauzione. Penso che l'identico dovere si debba applicare nella società per proteggere le vittime». Poi Sarkozy ha affermato: «Il Conseil constitutionnel ha convalidato la legge, autorizzando quella grande novità che è la carcerazione di sicurezza, ossia il fatto che i grandi criminali e i grandi violentatori non potranno automaticamente uscire di prigione - anche dopo la fine della loro pena - se sono pericolosi per la società». Tuttavia il presidente ha dovuto prendere atto del no della Corte costituzionale sul problema della retroattività di tali disposizioni: eccolo dunque ricordare a varie riprese la sua iniziativa presso il presidente della Cassazione, facendo capire che si conformerà alla sua opinione.
Le polemiche sono furibonde a sinistra, ma si fanno sentire anche in seno al centrodestra. L'idea che un presidente possa non conformarsi immediatamente a una decisione ufficiale della Corte costituzionale (in materia di costituzionalità di una legge) è giudicata come «uno scandalo» da vari esponenti socialisti, tra cui Robert Badinter, che nei primi anni 80 fu ministro della Giustizia con Mitterrand. Alcuni esponenti della sinistra si spingono addirittura a parlare di «tentativo di colpo di Stato» a proposito della decisione di Sarkozy di rivolgersi alla Cassazione.
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