da Milano
Fisco e famiglia, Massimo Romano va controcorrente. Il direttore dellAgenzia delle entrate annuncia un redditometro allargato al nucleo parentale; esperti e mondo politico studiano la famiglia con tuttaltro scopo: alleggerire gli oneri tributari per battere denatalità e crisi del matrimonio.
La parola magica è di solito «quoziente familiare», il sistema che prevede la suddivisione dei redditi percepiti in base al numero dei componenti, in modo da abbassare le aliquote impositive. A parlarne è stato di recente perfino il cardinale Camillo Ruini, in uno dei suoi ultimi interventi da presidente della Conferenza episcopale italiana. Qualche settimana fa, nel mese di febbraio, sono stati 43 i deputati dellUlivo che hanno firmato un progetto di legge (cerano anche i due vicepresidenti del gruppo Gianclaudio Bressa e Marina Sereni) per introdurre la nuova forma di tassazione. Il tutto dopo che il «quoziente familiare» è stato uno dei cavalli di battaglia della Casa della libertà nel corso dellultima campagna elettorale.
Tutti daccordo, allora? Come ovvio non è così. Introdurre nuove norme che portino alla nascita di un nuovo soggetto fiscale, la famiglia, destinata a sostituire lindividuo, è tecnicamente complicato. Non solo: ha un costo alto in termini di gettito e ha effetti regressivi sullimposta (tende a favorire cioè i redditi alti). Le varie proposte sul tappeto differiscono in maniera rilevante su come risolvere questi problemi.
Alcuni economisti del sito lavoce.info (tra cui Claudio De Vincenti, che è anche nel Consiglio degli esperti economici della presidenza del Consiglio), hanno calcolato che introdurre il «quoziente familiare» costerebbe 3,5 miliardi. I miliardi potrebbero però diventare 9 se si aggiungessero delle misure per non variare lequilibrio nella tassazione tra redditi alti e redditi medio-bassi. A tagliare corto è stato comunque il viceministro Vincenzo Visco. In un intervento su Famiglia Cristiana ha dichiarato la sua opposizione senza compromessi: «È una soluzione del tutto sbagliata, il quoziente serve alle famiglie ricche e con uno dei coniugi che non lavora. Il problema sono i figli. Se uno ha la moglie casalinga perché è ricco e la signora va in palestra a divertirsi, non vedo alcun motivo per dimezzare il reddito tra i due coniugi per abbattere laliquota».
Una specie di bestemmia per i sostenitori del quotient familial alla francese. Nelle scorse settimane lEsagono ha festeggiato un record: il ritorno a tassi di natalità pari a due bimbi per donna. In Europa nessun Paese tiene questo passo e nel mondo sviluppato solo Stati Uniti e Nuova Zelanda riescono a fare meglio.
Tra le spiegazioni della prolificità delle famiglie francesi molti esperti hanno citato il sistema fiscale, basato su una applicazione rigorosa del «quoziente familiare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.